Omelia

Pace: mons. Nosiglia (Torino), “costruirla ogni giorno con gesti di condivisione”. E prega per minori sulla Sea Watch

“La pace non è solo un impegno che riguarda i grandi della terra che hanno in mano le sorti del popoli, ma ognuno di noi. La pace è dono e impegno insieme e dobbiamo perseguirla ogni giorno nella nostra famiglia, a scuola e con gli amici dei vari gruppi della nostra associazione di Azione cattolica italiana”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri in cattedrale, per la fine del mese della pace dell’Azione cattolica. “Educarci a fare pace e a promuovere la pace è dunque un dovere di ogni persona, anche di voi ragazzi che potete essere protagonisti di un mondo di pace se siete convinti che essa è possibile anche se a volte impegnativa”, ha aggiunto il presule. Nelle sue parole, rivolte i ragazzi, la consapevolezza che “la pace esige incontro, dialogo, condivisione, perdono, collaborazione con ogni altro ragazzo, sia esso mio amico o amica oppure no, sia del mio Paese o di un altro, della mia religione o un’altra”. “Chi si erige a giudice degli altri e li emargina o disprezza – ha evidenziato l’arcivescovo – va contro la pace, e chi non rispetta gli altri, anche chi è disabile o ha qualche difficoltà fisica o spirituale, non compie azioni di pace ma di rifiuto e suscita dunque una situazione che fa soffrire chi lo riceve”. È per questo motivo che “fare la pace significa anche essere sobri e non sciupare le cose che abbiamo e aiutare anche chi non ce la fa e chi ha meno di noi”. Ai giovani l’arcivescovo ha chiesto di “essere generosi costruttori di pace ogni giorno, anche facendo un piccolo gesto di condivisione e di aiuto a chi ha bisogno e aprendo il cuore alla accoglienza e amicizia verso tutti”. In concreto, “risparmiando qualcosa per metterlo insieme e aiutare le nostre parrocchie a donare ai poveri quanto chiedono per le loro necessità”. Infine, la richiesta di preghiera per “quei ragazzi che sono sulla nave Sea Watch davanti al porto di Siracusa e non possono scendere a terra”. “Preghiamo perché la disponibilità della Cei ad accoglierli, a cui diamo tutto il nostro sostegno, possa essere realizzata al più presto”.