Convegno

Comunicazione: don Velasco (Univ. Santa Croce), “la Chiesa deve recuperare credibilità”

“Le sfide di oggi della Chiesa sono da una parte gli scandali e dall’altra la risposta pastorale. Per gli scandali, sappiamo che ci saranno sempre. La soluzione non è fare finta di nulla perché l’uomo è un animale che crea problemi. Tutto quello che stiamo vivendo in questi giorni non è nuovo”. Lo ha detto don Sergio Tapia Velasco, dell’Università Pontificia della Santa Croce, al convegno intitolato “Umanità aumentata. Quale visione di uomo per l’epoca odierna” nell’ambito del V Meeting dei giornalisti cattolici e non. “La lettera di Papa Francesco del 20 agosto, rivolta al popolo di Dio – ha detto rivolgendosi ai giornalisti -, è un esempio di comunicazione della crisi perfetto in cui si chiede perdono e riparazione, sotto forma di richiesta di digiuno che coinvolge tutti. Altra sfida è la diffusione della violenza, della droga, della corruzione e del traffico di persone. Sono indubbiamente problemi politici, ma la Chiesa non può essere assente. In questa linea, ci sono tantissimi esempi della Chiesa italiana. Grazie a Dio si fa tanto in questo Paese ma ancora c’è da fare. Anche le sfide a livello pastorale sono le stesse perché la Chiesa non può inventarsi qualcosa di nuovo. Fra queste c’è il ripercorrere strade dei padri missionari”.

Sollecitato dalle osservazioni della platea, don Velasco ha aggiunto: “La Chiesa deve recuperare credibilità. L’unico modo è prendere sul serio l’idea di essere santi o nessuno ci crederà più. I giovani di oggi non vogliono maestri ma testimoni”. Il docente nel corso della relazione ha, inoltre, ricordato l’esortazione “Ecclesia in Europa” di Giovanni Paolo II. “L’esortazione ha 15 anni – ha ricordato – ma credo sia stata profetica perché ci parla della condizione della Chiesa nel mondo. Il Papa non ha risparmiato esortazioni forti. Diceva infatti che eravamo in una stagione di smarrimento della memoria e identità cristiana. Quello che continua a dare senso è che Gesù Cristo ha sconfitto la morte. L’unica cosa che può portare la Chiesa fuori è la speranza. Il Papa ci dice di portare un messaggio di speranza in una terra di contrasti, dove convivono grandi città secolarizzate e pietà popolare, una grande ignoranza e istituzioni cattoliche. La Chiesa – ha concluso – propone quello che ha sempre proposto: l’incontro con Cristo, il non dare la fede per scontata, la comunione intraecclesiale e un maggior peso dei laici attraverso la lotta alla corruzione, la promozione di industrie sociali e l’entrata in politica”.