Convegno

Comunicazione: Dominici (Univ. Perugia), “le tecnologie sono opportunità solo se ripensiamo educazione e formazione”

“Finora è stata l’evoluzione biologica a determinare quella culturale. Attualmente in virtù delle straordinarie scoperte scentifiche, è il contrario”. Così Piero Dominici, docente dell’Università degli studi di Perugia, che ha trattato l’ultimo argomento del convegno alla Pontificia Università della Santa Croce. “Oggi l’essere umano – ha spiegato – incide profondamente sul DNA ed è in grado di determinare il destino. Avviene anche nell’informazione. Tra le tante retoriche sull’informazione digitale c’è quella che vuole più trasparente la comunicazione grazie alla tecnologia. Ma non è vero”. L’anello debole, secondo Dominici, è la società civile: “Non bastano cittadini connessi. Non basta che i sistemi e i doveri siano stabiliti dai legislatori. Le tecnologie sono una straordinaria opportunità solo se ripenseremo l’educazione e la formazione. Abbiamo espulso la creatività e l’immaginario dalla educazione dove abbiamo applicato modelli razionali. È grave che sia stata espulsa per esempio l’arte”. “È urgente – ha sottolineato più volte – mettere al centro la persona. Lo dicono tutti. Se vogliamo non sia una frase fatta, dobbiamo pensare a politiche di lungo periodo. Tra i tanti rischi c’è la cittadinanza senza cittadini o una innovazione tecnologica senza cultura. Nell’epoca della massima interdipendenza dei sistemi, assistiamo al massimo della frammentazione culturale e dell’individualismo. Avremmo bisogno di politiche, di pensare a scuola e università come un’unica entità perché è dall’università che escono i nostri formatori. Il bravo comunicatore è in grado di comprendere lo stato empatico di chi ha di fronte. Prima di essere professionisti, giornalisti, siamo persone. Per esempio il teatro potrebbe essere usato per spiegare l’empatia. Nella civiltà ipertecnologica, nell’illusione di controllare tutto, l’errore che facciamo è considerare i sistemi complessi come sistemi complicati”, ha concluso.