La denuncia

Rom: mons. Lojudice (vescovo ausiliare Roma), “lavanderia autogestita costretta a chiudere per cavilli burocratici”

A Roma una lavanderia gestita da rom, che opera da anni nella zona di Ciampino, avviata dai padri rogazionisti, ora deve chiudere per un problema di destinazione d’uso dei locali. “Siamo andati al Comune, dal presidente del Municipio, per cercare una soluzione. Ma niente: possibile che per un cavillo burocratico si chiuda tutto? E’ assurdo”. A denunciare questo “paradosso” in un’intervista al Sir è mons. Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma per il settore Sud. “Ci sono sei o sette famiglie che lavorano e vivono di questo, invece per la burocrazia si deve chiudere – racconta -. Adesso se ne è aperta un’altra al dettaglio da poco nella zona di Spinaceto sostenuta da una associazione, con tre nuclei familiari che ci lavorano. Ora si tratta di trovare clienti”. Il vescovo racconta che le esperienze positive di integrazione dei rom nella città di Roma ci sono: “Con 8 parrocchie di una prefettura di Roma abbiamo aperto una casa, che ospita da qualche mese 4 nuclei familiari, di proprietà dei monaci delle Tre Fontane – riferisce -. Sono piccole esperienze ma vanno avanti. Se fossero fatti in forma più ampia potrebbero essere più produttivi e significativi. Basterebbe guardare anche ad altre nazioni. Tanti rom stanno scappando perché trovano una casa in Francia. Possibile che l’Italia debba essere sempre la Cenerentola d’Europa? Capisco che Roma è una città difficile e particolare ma è mai possibile?”