Chiesa
“Francesco è un pontefice romano ma anche un grande leader morale per il mondo. Si espone alle partite vincendo, ma i gol li subisce e se fa autogol lo ammette. Solo così gioca davvero la sua partita. E lo fa sul serio”. Lo ha affermato il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, intervenuto, stasera a Roma, alla presentazione del volume di Limes dal titolo “Francesco e lo Stato della Chiesa”. Sottolineando come “la logica dell’annuncio del Vangelo per Francesco non è espansionista o neocoloniale”, il gesuita ha ribadito che “il discernimento per il Papa consiste nel capire non dove ci sono strutture solide, ma dove ci sono i semi per dare frutto”. “Il vero spazio della Chiesa è un ospedale da campo”. Un’affermazione che, secondo padre Spadaro, ha tre proiezioni geopolitiche: toccare i muri, parlare con tutti i players in gioco e le migrazioni, che Francesco ha definito “nodo politico globale”. “Per il Papa i muri sono le ferite da guarire”. Le migrazioni, invece, rischiano di essere “un grimaldello per far saltare l’Europa, senza pagare prezzi insostenibili come l’uscita dell’Italia dall’Euro. La paura del caos è politicamente tanta”. Quindi, la consapevolezza che “non basta più formare le élite ma occorre recuperare ‘l’effettività di essere cittadini’ – ha aggiunto Spadaro citando Francesco -. Occorre trasformarsi da abitanti a cittadini europei. Questo è il problema dell’Europa. Noi siamo abitanti europei ma non siamo ancora diventati cittadini. Occorre dare un senso di controllo ai cittadini, sperimentando nuove forme di partecipazione nel rispetto delle istituzioni democratiche”.