Crisi

Nicaragua: don Gutiérrez, “stiamo vivendo una dittatura peggiore” di Somoza

“La città è completamente militarizzata, le barricate non ci sono più, ma la polizia speciale va di casa in casa, in cerca soprattutto dei giovani che capeggiavano la resistenza. Pare che le vittime del 17 luglio siano quattro, tra cui un poliziotto. I feriti sono molti e così le persone che sono state portate via e incarcerate. Molti sono fuggiti”. Con voce ancora emozionata, padre César Augusto Gutiérrez descrive al Sir quello che sta accadendo a Masaya, avamposto della resistenza del Nicaragua, dopo l’attacco delle forze paramilitari del governo Ortega che hanno riconquistato il quartiere di Monimbó: “È stata una giornata di repressione molto violenta, portata avanti con armi pesanti”, racconta il sacerdote salesiano, cui è affidata la cura pastorale della chiesa più centrale di Masaya, quella di San Sebastiano. Impossibile resistere, anche per la fiera popolazione di Masaya: “Sono persone pacifiche, non abituate a combattere, hanno lanciato pietre, qualche granata artigianale”. L’ordine era chiaro: Monimbó andava riconquistata prima del 19 luglio, giorno di festa nazionale, trentanovesimo anniversario della deposizione di Somoza. “Ma ora – fa notare padre Gutiérrez – stiamo vivendo una dittatura ancora peggiore”.

Il sacerdote salesiano ricorda un’altra costante degli attacchi di questi giorni, che hanno sempre più spesso come obiettivo le chiese: “È accaduto anche in queste ore, hanno sparato contro alcune chiese, volevano entrare nella chiesa di San Juan Bautista, ma non ci sono riusciti per la reazione popolare”. E adesso? “La situazione è davvero critica – prosegue padre Gutiérrez – il Governo e la Polizia sono contro il popolo, che continua a reclamare giustizia e democrazia, in modo non violento. E la Chiesa sta con il popolo, noi siamo pastori. I nostri vescovi hanno mostrato coraggio. E se il Governo pensa che attaccando la Chiesa ci farà perdere la speranza e la voglia di lottare si sbagliano. Ci hanno tolto le barricate, ma non il cuore della gente. Sappiamo che Dio è giusto e che arriveranno giorni di pace”.