Cooperazione

Italia-Africa: Cleophas Dioma (Iabw), “il continente del futuro dove le piccole e medie imprese italiane possono fare molto”

“Nel percorso fatto in questi anni come singoli e associazioni di africani in Italia ci siamo resi conto di come mancasse una piattaforma che potesse mettere insieme attori privati, Ong e diaspora, i tre attori che la nuova legge mette al centro della cooperazione internazionale”. A parlare è Cleophas Adrien Dioma, presidente dell’Italia Africa Business Week, la cui seconda edizione – in programma a Roma il prossimo 17 e 18 ottobre – è stata presentata questa mattina a Milano. L’obiettivo è quello di far cresce la relazione dell’Italia con il continente. In questo processo, prosegue Dioma, “la diaspora è chiamata a giocare un ruolo fondamentale come facilitatore capace di unire i bisogni di una parte all’offerta dell’altra”. “Perché questo possa avvenire è importante lavorare anche sulla comunicazione – continua Dioma – raccontando un’Africa diversa da quella che spesso vediamo raccontata nei media dove esistono solo guerre e sofferenze. L’Africa è il continente del futuro, un continente che cresce, e dove le piccole e medie imprese italiane possono fare molto, sia per loro che per lo sviluppo dei Paesi in cui andranno ad operare. Ma per farlo hanno bisogno di essere aiutate a creare sinergie, contatti, serve un lavoro di mediazione che la diaspora, per l’esperienza vissuta in entrambi i Paesi, può e deve fare”. Consapevoli di come solo un continente capace di sviluppare le proprie imprese potrà offrire occasioni di lavoro ai propri giovani. “L’Africa di oggi non è quella di venti o trenta anni fa – ha detto durante la conferenza Lamine Cisse, capo affari economici dell’ambasciata del Senegal a Roma – oggi abbiamo giovani che si sono formati nelle migliori università del mondo. Le competenze ci sono quello che è importante è creare relazioni e contatti in un’ottica di sviluppo”. Una crescita che rappresenta l’unico vero antidopo ai morti nel Mediterraneo. “Se si inizia a sviluppare l’Africa – conclude Cisse – avremo sicuramente meno morti nel mare perché i giovani inizieranno a stare a casa”.