Patrimonio

Beni culturali ecclesiastici: mons. Russo (Comitato valutazione), “serve competenza. No a progetti di scarso valore, 8×1000 non va usato con leggerezza”

Il Comitato Cei per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto l’anno scorso ha erogato un importo di quasi 100 milioni. Presieduto da mons. Stefano Russo, vescovo di Fabriano-Matelica, è costituito da dieci membri. Tra questi don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, e don Franco Magnani, direttore dell’Ufficio liturgico nazionale. All’odierna Giornata nazionale Bce “Dalla conoscenza alla progettazione per la gestione del patrimonio”, promossa a Roma dall’Ufficio Cei per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, mons. Russo illustra ruolo e compiti del Comitato: “I criteri di valutazione sono quelli espressi dai vescovi italiani; compito del Comitato è fare in modo che nel rispetto di queste regole le diocesi possano avere il più possibile soddisfazione di quanto chiedono”. L’organismo si riunisce in sessioni mensili di tre giorni, ma il lavoro prosegue tutto l’anno. Requisiti fondamentali: “La conoscenza delle regole e la capacità di leggere le richieste”. Per il presidente è “fondamentale l’attenzione alla formazione e all’aggiornamento degli incaricati diocesani e regionali che devono possedere obbligatoriamente competenze specifiche, e dei professionisti coinvolti nei diversi progetti”. Al tavolo del Comitato, avverte, “non dovrebbero arrivare progetti di scarso valore o irrealizzabili. L’8×1000 deve essere una risorsa, non deve diventare un problema”. “Stiamo attenti – ammonisce – a non utilizzarlo con leggerezza. La figura dell’incaricato non deve mai coincidere con quella dell’economo”. Quanto ai progettisti, “vanno scelti per la loro professionalità e competenza e vanno pagati il giusto: nella progettazione delle chiese non ci si può improvvisare. Allo stesso modo i liturgisti devono essere scelti con oculatezza e accompagnati. Non prendiamo scorciatoie”, il monito conclusivo del presule.