Legge Basaglia

Salute mentale: p. Arice (Cottolengo), “siamo di fronte ad un’esplosione della patologia psichiatrica”

“Aspetti positivi ce ne sono, a partire dalla chiusura dei manicomi nei quali le persone erano trattate in modo disumano, ma non mancano elementi problematici acuitisi negli ultimi tempi, tra i quali la scarsità e la disomogeneità dei servizi specialistici sul territorio”. P. Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza e superiore generale del Cottolengo, commenta in un’intervista al Sir, a margine del convegno “Uno sguardo che cambia la realtà. La pastorale della salute tra visione e concretezza”, i 40 anni dalla legge Basaglia (13 maggio 1978) e analizza la situazione dell’assistenza psichiatrica nel nostro Paese. La chiusura dei manicomi, prosegue, si è accompagnata con “il cambiamento culturale nell’opinione pubblica che ha iniziato a considerare la malattia mentale una patologia mentre in precedenza si riteneva per lo più legata a cause ambientali e sociali”. Superato solo in parte, invece, lo stigma che tuttora isola le famiglie che hanno un malato in casa. Positiva la chiusura degli Opg, “anche se alcuni si sono limitati a cambiare la targa esterna ma non la situazione al loro interno e devono percorrere molta strada per diventare Rems a tuti gli effetti”. A preoccupare p. Arice è la situazione delle famiglie con questi pazienti “abbandonate a se stesse mentre le risorse economiche investite dallo Stato non sono proporzionate ai bisogni”. Ma anche “la mancanza di consapevolezza che siamo di fronte ad un’esplosione della patologia psichiatrica – nelle sue diverse forme – legata non solo a cause genetiche bensì anche alla frustrazione del sentirsi inadeguati in una società che spinge a correre e chiede efficienza e prestazioni ad alto rendimento mentre alimenta un’esasperata cultura dell’immagine, oppure a nuove dipendenze”.