Relazione Stato-religioni

Russia: mons. Migliore (nunzio), “lo Stato deve garantire il libero esercizio della religione nella società, astenendosi da ogni discriminazione”

“Il principio della libertà di religione fa venir meno quella che anticamente era la preoccupazione dello Stato di riservarsi una possibilità d’intervento negli affari religiosi e motiva la necessità del riconoscimento giuridico della Chiesa e delle sue istituzioni nell’ordinamento statale”, ha sottolineato l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico nella Federazione Russa intervenendo all’incontro sulle relazioni tra lo Stato e le Confessioni religiose oggi a San Pietroburgo, nel quadro del VIII Forum internazionale giuridico. Mons. Migliore ha segnalato come oggi “l’ordinamento statale” abbia “dappertutto una prevalenza assoluta” e “tenda sempre più a considerare irrilevanti gli ordinamenti ecclesiastici e religiosi”. In particolare in Europa “nell’ambito delle organizzazioni internazionali e poi anche nelle legislazioni nazionali” c’è la tendenza a “riconoscere e garantire principalmente i diritti individuali e meno quelli comunitari o corporativi”. La Chiesa “composta di singoli fedeli, è anche essenzialmente comunità, con un preciso assetto comunitario, istituzionale, giuridico che richiede in qualche modo di essere riconosciuto, rispettato e anche promosso” secondo il principio di sussidiarietà. Ad avvertire “la necessità della certezza del diritto per quanto concerne la propria fisionomia, identità e finalità sociale” oggi è la Chiesa, ma anche “tante altre associazioni e forze sociali”. Secondo il nunzio, “lo Stato deve garantire il libero esercizio della religione nella società, astenendosi da ogni discriminazione” ma anche “promuovere le condizioni per un effettivo esercizio della libertà religiosa che non può essere limitato se non in base a quelle che sono le competenze specifiche dello Stato e cioè la protezione dell’ordine, della sicurezza, della moralità pubbliche e dei diritti di terzi”.