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The State of the Union: Mattarella, “educare all’integrazione europea a partire dalla scuola”. Nazionalismi, “seducenti e inattuabili”

Il Presidente Mattarella con il Presidente d'Irlanda Michael Higgins alla conferenza The State of The Union all'Istituto universitario europeo

“Troppo spesso, e per troppi anni, l’Europa, in una narrativa superficiale e comune alla generalità dei Paesi membri, è stata rappresentata come un’entità burocratica, complessa e scarsamente intellegibile, alla quale addossare la responsabilità di misure impopolari e dell’allontanamento delle comunità locali dalle proprie tradizioni e dai propri costumi, in nome dell’integrazione”. Lo ha affermato il Presidente Mattarella nella parte conclusiva del suo discorso a The State of the Union. “In realtà le scelte, anche quelle discutibili, sono sempre state frutto del confronto democratico tra i governi in sede di Consiglio europeo, con il concorso del Parlamento europeo”. “Certamente l’introduzione di talune misure e l’avvio di alcune politiche avrebbero potuto e dovuto essere più attente alle specifiche problematiche e sensibilità nazionali e poter puntare su obiettivi di coesione sociale accanto a quelli di risanamento dei conti pubblici”. Per Mattarella “è responsabilità primaria delle classi dirigenti nazionali saper illustrare come l’integrazione di un singolo settore risponda proprio al principio di solidarietà, a una logica di più ampio respiro, a un disegno forte nel quale pace, benessere e prosperità nascono dall’abbandono di singoli vantaggi settoriali per condividerne di più importanti, per avviarsi su di un sentiero virtuoso comune, in cui tutti sono protagonisti”.
Il Capo dello Stato ha richiamato a un’azione di sensibilizzazione e formazione verso l’integrazione europea: “Un’opera – ha detto – che nasca dalla scuola, dalla formazione già nelle prime classi, per proseguire lungo tutto il curriculum scolastico sino all’università, ove l’Erasmus, e gli altri programmi di mobilità giovanile, già svolgono un ruolo di grande importanza”. “È da qui che occorre partire per avviare una riscoperta dell’Europa come di un grande disegno sottraendoci all’egemonia di particolarismi senza futuro e di una narrativa sovranista pronta a proporre soluzioni tanto seducenti quanto inattuabili, certa comunque di poterne addossare l’impraticabilità all’Unione”. Occorre al contempo “riattivare la linfa vitale della costruzione europea, il suo senso profondo, la solidarietà fra popoli, Paesi e istituzioni, permettendoci di ridare slancio al processo di integrazione per produrre nuovi e duraturi vantaggi collettivi, secondo le linee tracciate poco più di un anno fa nella dichiarazione di Roma” in occasione del 60° della fondazione della Cee. Infine: “La sofisticata architettura europea ha bisogno di un’opera di continua e attenta manutenzione, per preservare istituzioni solide, pervase dello spirito solidaristico che animava i padri fondatori e consapevoli delle prove che abbiamo di fronte”.