Visita pastoarale

Papa a Loppiano: “portare la spiritualità del noi” a livello “sociale, culturale, politico, economico” per “plasmare un volto nuovo della città”

“Portare la spiritualità del noi”. È l’invito del Papa al Movimento dei Focolari. Per spiegare in cosa consiste, Francesco ha raccontato un aneddoto a braccio: “Un prete ha fatto a me questo test: ‘Mi dica, padre, qual è il contrario dell’io? E io sono caduto nel tranello: ‘tu’. No, il contrario di ogni individualismo è il ‘noi’. È questa spiritualità del noi quella che voi dovete portare avanti, che ci salva dall’interesse egoistico”. “Non è un fatto solo spirituale, ma una realtà concreta con formidabili conseguenze – se la viviamo e ne decliniamo con autenticità e coraggio le diverse dimensioni – a livello sociale, culturale, politico, economico”, ha assicurato il Papa, ricordando che “Gesù ha redento non solo il singolo individuo, ma anche la relazione sociale. Prendere sul serio questo fatto significa plasmare un volto nuovo della città degli uomini secondo il disegno d’amore di Dio. Loppiano è chiamata a essere questo. E può cercare, con fiducia e realismo, di diventarlo sempre meglio. Questo è l’essenziale. E da qui bisogna sempre di nuovo ripartire”. Loppiano, ha detto Francesco, è “una città in cui risalta innanzitutto la bellezza del Popolo di Dio, nella ricchezza e varietà dei suoi membri, delle diverse vocazioni, delle espressioni sociali e culturali, ciascuno in dialogo e a servizio di tutti. Una città che ha il suo cuore nell’Eucaristia, sorgente di unità e di vita sempre nuova, e che si presenta agli occhi di chi la visita anche nella sua veste laica e feriale, inclusiva e aperta: con il lavoro della terra, le attività dell’impresa e dell’industria, le scuole di formazione, le case per l’ospitalità e gli anziani, gli ateliers artistici, i complessi musicali, i moderni mezzi di comunicazione… Una famiglia in cui tutti si riconoscono figli e figlie dell’unico Padre, impegnati a vivere tra loro e verso tutti il comandamento dell’amore reciproco. Non per starsene tranquilli fuori dal mondo, ma per uscire, per incontrare, per prendersi cura, per gettare a piene mani il lievito del Vangelo nella pasta della società, soprattutto là dove ce n’è più bisogno, dove la gioia del Vangelo è attesa e invocata: nella povertà, nella sofferenza, nella prova, nella ricerca, nel dubbio”.