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Papa Francesco “ha riportato la missione al centro dell’esperienza di Chiesa”. Ne è convinto Alex Zanotelli, missionario comboniano, che ha voluto dire pubblicamente il suo “grazie ad un Papa venuto dalla fine del mondo a scuotere queste Chiese che stavano dormendo”. Intervenendo ieri sera alla presentazione del libro “Francesco, il Papa delle prime volte”, scritto da Gerolamo Fazzini e Stefano Femminis, Zanotelli ha messo in evidenza l’importanza dell’attenzione del Pontefice argentino per le periferie. In particolare per l’Africa, “un continente crocifisso” che “gronda sangue”. “Voleva andare in Sud Sudan, ma non ci sono le condizioni tanto la guerra civile è spaventosa, ma è stato importante il suo passaggio in Centrafrica”, ha sottolineato il missionario comboniano ricordando anche “la Giornata di memoria per il Congo, che sta passando un periodo di difficoltà enorme anche se la stampa non se ne occupa perché da lì derivano le nostre ricchezze”. Di fronte ai drammi di queste periferie, al “grido di dolore che sale dal Sud”, la Chiesa “è attesa per dare una mano, per parlare”. “Non si può accettare il silenzio degli istituti missionari davanti a queste tragedie”, ha denunciato Zanotelli che si è definito “pieno di rabbia” per la decisione di “mettere sotto inchiesta Open arms, la nave spagnola che ha salvato gli eritrei”. “Qualcosa non va, è inaccettabile: sono profondamente convinto – ha detto – che come noi parliamo dei nazisti, domani diranno così di noi”. Nel suo intervento, Zanotelli non ha nascosto le “resistenze” che impediscono al messaggio di Francesco di passare completamente. Perché, ha detto, “abbiamo a che fare con una Chiesa che per mille anni è stata legata al potere e dunque ci vorrà tempo a digerire un Papa del genere perché rompe con un’immagine di Chiesa che abbiamo vissuto per secoli”.