Funerali
“Ringrazio Dio per tutti i doni, in particolare per le persone che mi ha donato, soprattutto i miei genitori, gli insegnanti, il mio Paese. Devo ringraziare molto le tante persone” con cui “ho potuto lavorare e che mi hanno sostenuto”. Comincia così il testamento spirituale del card. Karl Lehmann datato 15 marzo 2009 e reso noto oggi. “Teologia e Chiesa sono stati il respiro della mia vita. Lo farei di nuovo!”. Scriveva Lehmann: “Noi tutti, soprattutto nel periodo dopo il 1945, ci siamo immersi e aggrappati al mondo terreno, anche nella Chiesa. Anche io. Chiedo perdono a Dio e alle persone. Il rinnovamento deve venire dal profondo della fede, della speranza e dell’amore”. Invitando tutti a rimanere saldi della fede, come recitano le parole di san Paolo nel suo motto episcopale, il cardinale salutava “con gratitudine e chiedendo di pregare” per lui, “il Santo Padre, i vescovi, presbiteri e diaconi, tutti i dipendenti così come tutti i fratelli e le sorelle della diocesi di Magonza, nella mia diocesi di origine Friburgo e tutti gli amici della nostra Chiesa e nel movimento ecumenico e i cattolici del nostro Paese”. Negli oltre 20 anni come presidente della Conferenza episcopale tedesca la preoccupazione è stata “l’unità nella fede e la diversità delle nostre vite, senza paraocchi e uniformismi”. “Due cose mi hanno fatto soffrire sempre di più: la nostra terra e le nostre vite sono meravigliose, belle e affascinanti da molti punti di vista, ma sono anche profondamente ambivalenti, distruttive e terribili”. E poi “il potere e il modo in cui l’uomo se ne occupa”. “Il pensiero spietato e la ricerca sconsiderata del potere sono per me tra le più gravi forme dell’incredulità e del peccato”. “Sempre più spesso ho nelle orecchie le parole di Gesù nel Vangelo di Luca: quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà (ancora) la fede sulla terra?”. E concludeva invitando a “scegliere un buon successore! Pregate per lui e per me! Addio!”.