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Austria: dai vescovi un “mea culpa” per i silenzi durante il nazismo e la mancata opposizione all’antisemitismo

I vescovi austriaci hanno pubblicato oggi un messaggio, nato nei lavori della recente assemblea plenaria a Sarajevo, per riflettere su due “importanti eventi del passato”: la fine della Guerra e l’inizio della Repubblica e della democrazia nel 1918, e il 1938, anno dell’annessione alla Germania nazista, la cosiddetta “Anschluss”, avvenuta il 13 marzo di 80 anni fa, che per l’Austria ha segnato la sua “scomparsa dalla cartina geografica” e “l’inizio di una tirannia senza precedenti con milioni e milioni di vittime”. “1918 – 1938 – 2018. Ricordo e memoria” è il titolo del documento che ripercorre quelle tappe storiche, riesaminando il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica in quei passaggi. Così si dice che all’inizio degli anni ’30 “a motivo del suo stretto legame con il cattolicesimo politico, la Chiesa stessa era parte degli scontri” che si consumavano nel Paese e “inadeguata a testimoniare credibilmente il Vangelo a tutti e a costruire ponti tra i partiti rivali”. Dopo l’annessione alla Germania nazista, invece “i vescovi austriaci – così come politici, artisti e scienziati – non hanno riconosciuto o dato il giusto nome” a quanto stava succedendo a seguito dell’occupazione. “Ancora oggi fa male”, si legge nel documento, che in quel momento, nel marzo del 1938, e nei successivi sette bui anni, i cristiani – e in particolare i vescovi – non si siano opposti più decisamente al potere dell’odio, dell’efferatezza e della dittatura”.
Allo stesso modo “in generale i cristiani non si sono sufficientemente opposti all’antisemitismo” in quegli anni. Nel testo si parla però anche di coloro che lo hanno saputo fare, pur pagando con la vita. I vescovi invitano quindi in quest’anno di commemorazione, a “ritrovare la consapevolezza dei valori faticosamente conquistati, i diritti umani, la democrazia e il bene comune, in modo che l’impegno sia e rimanga forte nel contrastare le minacce sempre presenti”.