550° morte Skanderbeg

Società: Mattarella, “mutua conoscenza e reciproco rispetto delle culture sono strumento di crescita”

Il presidente Mattarella con il presidente della Repubblica di Albania, Ilir Meta (Foto: Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“Soltanto il nutrimento delle nostre radici, accompagnato dal rispetto e dall’apertura nei confronti di quelle altrui, possono consentirci di procedere con determinazione e serenità verso il futuro”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento a San Demetrio Corone (Cs) in occasione della cerimonia per il 550° anniversario della morte di Giorgio Castriota Skanderbeg. Dando il benvenuto al presidente della Repubblica d’Albania, Ilir Meta, il Capo dello Stato ha osservato che gli arbëreshe (comunità albanesi d’Italia) “costituiscono uno dei più autentici esempi dell’antico rapporto di vellamja, di ‘fratellanza’ tra i nostri popoli”. Mattarella si è poi soffermato sulla figura di Skanderbeg, l’eroe nazionale albanese è stato più volte definito “il Garibaldi d’Albania”. “L’eredità più autentica e attuale che questo abile e sensibile stratega, diplomatico e politico, ci ha lasciato – ha osservato il presidente – è la promozione di un modello statuale che coniuga e sa contemperare le differenze”. “Un messaggio che – ha ammonito Mattarella – aiuta ad orientarci e agire in un’epoca nella quale sembrano moltiplicarsi e prevalere artificialmente le tensioni, l’esacerbarsi degli scontri, l’enfatizzazione delle differenze, il miope innalzamento di barriere ideologiche e identitarie che presuppongono una contrapposizione permanente con ‘l’altro’”.
Per il Capo dello Stato, “la diaspora albanese, che nell’eroe nazionale identificò il collante della condizione di ‘popolo in fuga’, è riuscita a mantenere vivo il legame con la patria d’origine, in maniera costante, profonda, integrandosi pacificamente ed efficacemente in varie zone d’Italia”. “Un’esperienza che costituisce – mi fa piacere ricordarlo – una concreta manifestazione del principio enunciato nel sesto articolo della nostra Costituzione, dedicato alla tutela delle minoranze”. “Una previsione che – ha proseguito il presidente – rappresenta uno snodo di fondamentale importanza, perché inscindibilmente collegato all’unità e indivisibilità della nostra Repubblica, con il riconoscimento e la valorizzazione delle diverse culture nazionali presenti nel Paese. Una previsione che si pone a presidio del pluralismo, cardine della democrazia ed elemento imprescindibile di un sistema che non vuole assimilare le differenze, ma riconoscerle e valorizzarle e avverte costantemente questo dovere”.
Secondo Mattarella, “gli arbëreshe costituiscono una storia di integrazione e accoglienza che ha avuto pieno successo, un esempio di come la mutua conoscenza e il reciproco rispetto delle culture siano strumento di crescita per le realtà territoriali e per i Paesi in cui le diverse comunità vivono”.