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Solidarietà: Zampini (Dicastero Sviluppo umano integrale), “creare nuova mentalità che faccia pensare in termini di comunità”

“La parola solidarietà è usurata e mal interpretata, spesso limitata ad atti di generosità sporadici”. Lo ha denunciato padre Augusto Zampini Davies, del Dicastero per la promozione dello Sviluppo umano integrale, per il quale è giunto il momento di “creare una nuova mentalità che faccia pensare in termini di comunità, di priorità di vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni”. Intervenendo al Simposio “Quale futuro per la solidarietà?”, organizzato all’Università Gregoriana per celebrare i 30 anni del Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo (la fondazione che coordina le attività missionarie e di cooperazione internazionale della provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù), padre Zampini ha evidenziato che “la solidarietà è lo stile di costruzione della storia”. “Non c’è sviluppo umano senza la partecipazione di tutti”, ha aggiunto. “In un mondo caratterizzato da problemi relazionali complessi, dove notiamo gravi incrementi delle disuguaglianze sociali – ha rilevato padre Zampini – abbiamo bisogno di una nuova solidarietà universale che ci consenta di dialogare riguardo alle ingiustizie sociali ed ecologiche, che ci faccia prendere cura della casa comune, che ci permetta di approfondire il lavoro per il bene comune e per l’opzione per i poveri, ma anche di coltivare la virtù della giustizia e di muoversi in soccorso dei fratelli bisognosi non solo a livello individuale ma soprattutto strutturale, aggredendo le cause”. Serve, ha concluso, “una rete a livello globale”.
“Solidarietà è stare con gli altri, dare loro il pane, il senso, riconoscendo la loro dignità”, gli ha fatto eco fratel Jihad Youssef, della comunità monastica Deir Mar Musa che ha portato la sua sua testimonianza di monaco tra i profughi iracheni in Turchia.