Emergenza
Cambio di rotta per la prima carovana dei migranti centroamericani, in gran parte honduregni, che per due giorni si è fermata in Messico nella città di Juchitán de Saragoza (Stato di Oaxaca, diocesi di Tehuantepec). Nella tarda serata del 31 ottobre un’assemblea straordinaria dei migranti ha deciso di rinunciare a proseguire verso la città di Oaxaca, capitale dell’omonimo Stato, per dirigersi invece verso Matías Romero (già raggiunta nella giornata di ieri dall’avanguardia della carovana), e di entrare successivamente nello Stato di Veracruz. Da lì potrebbe poi essere seguita la rotta atlantica, che però è pericolosissima per la forte presenza di gruppi criminali, per giungere al confine statunitense dallo Stato del Tamaulipas.
La decisione è stata presa perché la strada verso Oaxaca è impervia, priva di grossi centri, ospedali e servizi lungo il tracciato. Sarebbe una follia percorrerla con circa 1.800 minori e con molte persone in precarie situazioni di salute. L’intenzione dei promotori della carovana era di raggiungere Oaxaca con 70 autobus che erano stati reperiti. Ma il Governo federale, secondo i migranti, si è opposto decisamente a questa possibilità e i proprietari degli autobus hanno ritirato la propria disponibilità. Resta così un’unica possibilità: andare verso Veracruz, per un percorso più pianeggiante, proprio nel punto in cui il Messico è più stretto tra i due oceani (il cosiddetto istmo di Tehuantepec). Tuttavia, fanno notare i migranti in una nota, “Veracruz è uno Stato con un altissimo rischio di violenza per mano del crimine organizzato. Si esige, perciò, con urgenza, che le autorità messicane si mobilitino con responsabilità per proteggere la sicurezza e l’integrità fisica di ciascuno delle donne, bambini, uomini e famiglie che camminano per questo tracciato. Qualsiasi aggressione contro i membri dell’esodo e i loro accompagnatori sarà considerata completa responsabilità del Governo federale messicano”.