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Conferenza animatori RnS: padre Spadaro (La Civiltà Cattolica), “falsa umiltà ci allontana da servizio agli altri”

(Pesaro) “Non c’è servizio cristiano che non implichi perdonare molto e non c’è perdono che non avvenga in vista di un servizio”. Lo ha detto stamattina padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica, intervenendo alla 42ª Conferenza nazionale animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, in corso a Pesaro. Per il gesuita, “soltanto tramite la preghiera è possibile far sì che nella nostra vita si uniscano servizio e perdono come espressione di qualcosa di più grande: la misericordia infinita e incondizionata del Padre”. È essa infatti “che mette tutto in azione”, essendo la misericordia stessa “il ‘cuore pulsante’ del Vangelo, come leggiamo nella ‘Gaudete et Exsultate’”. Padre Spadaro ha quindi chiarito che “servizio e comunità si richiamano e si alimentano a vicenda”. Come, poi, “è difficile combattere senza una comunità di appartenenza”, altrettanto “difficile è combattere senza una missione, che ci sottrae all’autoreferenzialità dei gesti che facciamo per gli altri e ci colloca sul terreno reale, drammatico, combattuto, del bene di cui l’altro ha bisogno”. Infine, un passaggio sul “discepolato carismatico”. Discernere il proprio carisma e la propria missione, per Spadaro, “è il compito costante del discepolo, per il quale crescere nell’amore è maturare in un amore discreto, inserito nel suo popolo e nel suo tempo”. Da qui, una contestualizzazione nella concretezza della quotidianità e un indirizzo rivolto agli animatori di RnS: “Una tentazione che ci allontana dal servizio agli altri è quella della falsa umiltà. Un’altra, molto forte, è quella della deresponsabilizzazione, che è un segno caratteristico della nostra epoca: la comunità mi accoglie, mi serve, mi accompagna e questo basta. Al contrario, un’autentica effusione dello Spirito Santo ci responsabilizza sempre. Il segno della maturità è il senso di responsabilità. Non c’è bisogno di avere incarichi particolari di guida nel RnS: essere responsabili è un compito prioritario che lo Spirito Santo assegna, in misure e forme diverse, a ciascuno”. Quale forma identitaria, allora, assume questo delicato mandato cristiano? “Il discepolato, andare dietro Cristo – ha concluso il gesuita -, non significa seguirlo in modo lineare o uguale per tutti. È vitale che ogni discepolo trovi il proprio carisma. Così non si finisce annoiati da una spiritualità astratta e consumati dalle richieste di un servizio abitudinario in cui la propria persona non si sviluppa nel momento stesso in cui serve. Il criterio decisivo e constatabile della presenza dello Spirito in azione in queste dimensioni oggettive della vita cristiana è la dilatazione del cuore. È importante trovare il proprio posto di servizio nella comunità e nel mio popolo, perché questo fa diventare ciascuno protagonista – piccolo e umile (servo inutile), ma vero protagonista – della storia della salvezza”.