Agorà 2018

Welfare: mons. Nosiglia (Torino), “essenziale pensare la città in termini di persone”

È “essenziale pensare la città anche in termini di persone, e di cuori. Cioè di volontà, di entusiasmo, di passione”. E’ in questione modo che l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha concluso l’Agorà 2018 della diocesi subalpina della quale ha detto: “Il valore che mi sento di assegnare a questa Agorà si trova anche nella possibilità che ci siamo offerti di creare uno spazio in cui le persone che vivono qui e coloro che rappresentano istituzioni, agenzie educative, forze sociali possano incontrarsi, anche al di là delle competenze istituzionali”. Nosiglia ha ricordato quindi come si sia “all’interno di una ‘crisi complessa’”, ma come questa condizione debba essere un motivo in più per cercare “momenti di confronto”. L’arcivescovo ha spiegato poi che Torino “è uno spazio aperto. Per crescere, e non soltanto secondo gli indicatori economici più ovvi, ha bisogno di relazioni, di connessioni, di reti efficaci. E ha bisogno di generazioni nuove: gente nuova che arriva da fuori, giovani che crescono dentro”. Da qui l’indicazione di cosa occorre fare: “Portare avanti in modo coordinato una accoglienza che richiami chi cerca qui qualificazione professionale di livello, e insieme chi arriva magari con pochi mezzi da situazioni esistenziali difficili ma è ricco di iniziativa, motivato a migliorare la propria condizione economica come la propria posizione sociale”.

L’arcivescovo ha insistito quindi sul tipo di accoglienza che “non è un contributo a fondo perduto ma un investimento sul futuro della città intera”. Nosiglia ha quindi ricordato che il “welfare che l’Agorà ha messo al centro del proprio orizzonte è la parola che meglio di altre concentra e raccoglie ciò di cui abbiamo bisogno: si tratta infatti non solo di recuperare prospettive occupazionali, economiche e produttive soddisfacenti ma anche di individuare percorsi condivisi di giustizia e di solidarietà, con l’obiettivo, come è stato ricordato, di trasformare le nostre fragilità in ‘risorsa’ al servizio di tutti”.