Messaggio finale

Bolivia: assemblea vescovi, “no a manipolazione di volontà popolare e Costituzione, provvedimenti per affrontare crisi economica”

Si intitola “Io sono la via, la verità e la vita” il messaggio finale al popolo di Dio diffuso poco fa dalla Conferenza episcopale boliviana al termine della propria Assemblea plenaria. Il messaggio fa memoria del cammino ecclesiale degli ultimi mesi, caratterizzato dal Sinodo dei giovani e da tre eventi che hanno coinvolto da vicino la Chiesa boliviana: l’elezione a cardinale di un boliviano, Toribio Ticona, “riconoscimento all’opzione che, come Chiesa, abbiamo fatto di lavorare per i poveri e gli ultimi”; la celebrazione a Santa Cruz de la Sierra del quinto Congresso americano missionario; la canonizzazione della beata Nazaria Ignacia, avvenuta lo stesso 14 ottobre.
I vescovi prendono poi posizione su alcuni aspetti della vita sociale, iniziando dalla richiesta che sia rispettata “la libertà di pensiero e di espressione, abbandonando scelte che in qualche maniera possano comprimere questi diritti inalienabili”. Al tempo stesso, “di fronte all’intenzione di ignorare e manipolare la volontà del popolo e le norme costituzionali, è indispensabile che si rispetti da parte di tutti il processo democratico che tanti sforzi e vite umane è costato, pilastri della convivenza armonica e fraterna”. Espressioni che si rivolgono, implicitamente, al presidente Morales e alla sua scelta di ricandidarsi nonostante la modifica costituzionale per ottenere un terzo mandato sia stata bocciata da un referendum.
Dai vescovi arriva anche un forte appello per un’economia che metta al centro la persona umana, in un momento di crisi che “provoca la perdita di posti di lavoro” e “il ritorno alla povertà di persone e gruppi più vulnerabili”. Di fronte a tale situazione, la Conferenza episcopale invita a “un’informazione veritiera e trasparente sulla situazione reale dell’economia” e all’adozione di politiche adeguate a breve, medio e lungo termine, in grado di garantire “lo sviluppo integrale e la dignità delle persone, la difesa della vita e la libertà dei diritti fondamentali: salute, educazione, lavoro degno e casa”.
Infine, i vescovi boliviani si propongono di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo del 2019 sull’Amazzonia, denunciando nel contempo, nelle regioni amazzoniche della Bolivia, “la deforestazione incontrollata, la rapina e la distruzione dell’habitat”, mentre i popoli originari “chiedono di conservare il proprio stile di vita, i propri costumi, la loro cultura e il loro territorio, in armonia con la Madre Terra”.