Famiglia
(Bucarest) Solo il 21,10% (3.857.308) dei cittadini romeni si è recato alle urne sabato 6 e domenica 7 ottobre per il referendum organizzato per la modifica della Costituzione. Di conseguenza, il referendum è stato invalidato per mancanza del quorum, non essendo raggiunta la percentuale minima del 30% dei votanti. L’articolo della Costituzione, secondo cui “la famiglia si costituisce sul matrimonio liberamente consentito tra due sposi”, rimane dunque invariato e non verrà modificato con la formula che sostituisce “sposi” con “un uomo e una donna”. Il 91,56% dei voti espressi sono stati per la modifica della Costituzione, il 6,47% contro e l’1,97% dei voti sono stati annullati, secondi i dati pubblicati dall’autorità elettorale romena. Oltre 3,8 milioni di romeni si sono presentati al voto, di cui più di 126mila all’estero, i residenti in Italia essendo i più numerosi, oltre 27mila. Seguono poi i romeni che vivono in Spagna, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti e Canada. Il risultato è inaspettato e sorprendente tanto per i promotori dell’iniziativa – la Coalizione per la famiglia, che riunisce 45 associazioni e organizzazioni romene -, quanto per i culti della Romania, e specialmente per le Chiese cristiane, che hanno appoggiato la modifica. Ora c’è chi considera il risultato del voto come un segno della secolarizzazione della Romania e chi interpreta il boicottaggio del referendum come un segno di democrazia e un veto per la coalizione politica che governa il Paese. Le campagne pro e contro il referendum hanno diviso la gente e la società nel suo insieme. Intanto, sia la Chiesa cattolica che la Chiesa ortodossa hanno ribadito, nei loro messaggi trasmessi alla fine del referendum, l’insegnamento cristiano sulla famiglia e il matrimonio e hanno lanciato un invito a ritrovare la concordia e la pace.