Premio

Nobel pace: Guterres (Onu), “nel difendere le vittime di violenza sessuale nei conflitti hanno difeso i nostri valori condivisi”

Nel difendere le vittime della violenza sessuale nei conflitti, hanno difeso i nostri valori condivisi”. Così il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, in una dichiarazione sull’assegnazione del Premio Nobel per la pace 2018 a Denis Mukwege e Nadia Murad “per i loro sforzi per mettere fine alle violenze sessuali nei conflitti armati e nelle guerre”. Nadia Murad, giovane attivista yazida rapita e violentata dai militanti dell’Isis, “ha dato voce a indicibili maltrattamenti in Iraq quando i violenti estremisti di Daesh hanno brutalmente preso di mira gli yazidi, in particolare donne e ragazze”, prosegue Guterres. Come Goodwill Ambassador per l’Ufficio Onu contro la droga e il crimine dal 2016, “ha perseguito il sostegno alle vittime della tratta di esseri umani e della schiavitù sessuale e la giustizia per i perpetratori. La sua potente difesa ha toccato persone di tutto il mondo e contribuito a istituire un’inchiesta delle Nazioni unite di vitale importanza sui crimini strazianti che lei e molti altri hanno subito”. L’altro premiato, il dottor Denis Mukwege, “è stato un campione senza paura per i diritti delle donne coinvolte in conflitti armati che hanno subito stupri, sfruttamento e altri orribili abusi”, ha detto ancora il segretario generale Onu ricordando che nonostante le continue minacce, Mukwege ha fatto dell’ospedale Panzi nella Repubblica democratica del Congo un rifugio dai maltrattamenti. “Una voce forte che ha richiamato l’attenzione del mondo sui crimini scioccanti commessi contro le donne durante le guerre. Chirurgo esperto e sensibile, ha riparato non solo i corpi distrutti, ma ha restituito dignità e speranza”. Dieci anni fa, il Consiglio di sicurezza ha condannato all’unanimità la violenza sessuale come arma di guerra. “Oggi il Comitato per il Nobel ha riconosciuto gli sforzi di Nadia Murad e Denis Mukwege come strumenti vitali per la pace” e “questo premio – conclude Guterres – riconosce anche innumerevoli vittime in tutto il mondo troppo spesso stigmatizzate, nascoste e dimenticate”.