Conferenza Osce

Libertà religiosa: card. Bagnasco (Ccee), “favorire il cammino di convivenza pacifica tra religioni”

Nell’ambito della “Conferenza sulla lotta all’intolleranza e alla discriminazione, con particolare attenzione alla discriminazione basata sulla religione o il credo: verso una risposta globale nella regione dell’Osce”, in corso a Roma e organizzata da Odihr (Office for Democratic Institutions and Human Rights) e dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, durante la seconda sessione ad intervenire è stato anche il card. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Riferendosi ai dati sulle aggressioni verbali e sugli attacchi a luoghi sacri o persone, citando quelle “sottili forme di discriminazioni” già messe in evidenza da Papa Francesco, Bagnasco ha posto l’accento sull’impegno della Chiesa cattolica a “favorire il cammino di convivenza pacifica tra religioni”, essendo essa stessa diffusa nelle comunità presenti in ogni parte del mondo “per essere lievito di bontà per tutti gli uomini”. Secondo il presidente Ccee, “il principio di libertà religiosa rappresenta un grande valore ed è indicatore di livello di civiltà”. Di seguito, da parte del cardinale, una serie di considerazioni generali, a partire dalla consapevolezza che “la ragione deve essere ragionevole, disposta a riconoscere la verità delle cose nella loro valenza etica: è quando fede e ragione si ignorano che scoppiano patologie rischiose”. Oltre a toccare il delicato tema della laicità (“che non è in contraddizione con la fede”), il card. Bagnasco si è quindi soffermato sulla dimensione della libertà religiosa, personale e collettiva, sulla necessità di “ascoltare l’esperienza secolare delle tradizioni religiose perché esse portano in sé le esigenze più profonde dell’umanità” e sulle derive dell’intolleranza: “La lotta più necessaria alla discriminazione non risiede nelle leggi ma nella cultura e, in particolare, nella formazione delle coscienze”. In questo impegnativo “e mai concluso opus”, ha ribadito il presidente del Ccee, è dunque necessario “educare alla bellezza in termini di verità e di bene, laddove questi, nella coscienza individuale, vengono riconosciuti come “valori fondanti per una degna esistenza umana”. Tale “dinamismo” inizia nella sfera familiare, con “l’insostituibile responsabilità dei genitori che vanno sostenuti in questo impegno”. Infine, ha concluso Bagnasco, occorre prendere atto che “la ragione può corrompersi indebolendo la capacità di riconoscere la verità delle cose e il bene morale” e, pertanto, “la collettività deve essere convinta e coesa nel mantenere l’istinto orientato verso ciò che è buono, giusto e onesto”.