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Paolo VI: Onida (Corte costituzionale), “ispiratore del cattolicesimo democratico e della fiducia nella libertà dell’uomo”

Montini era un uomo di grande cultura se si pensa che “a 27 anni aveva già tre lauree”: “Il suo incontro con la Fuci avvenne negli anni Venti. Nel 1933 ne divenne assistente ecclesiastico. Furono anni cruciali per la Fuci, che dovette difendere autonomia e identità di fronte a un regime monopolista nei confronti dei giovani”. Così Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, al convegno a Roma su Paolo VI organizzato da Azione Cattolica, Fuci e Meic. Dopo la caduta del fascismo, “Montini fu sostenitore del partito unico dei cattolici come strumento per alimentare la coesistenza della repubblica con gli ideali del cattolicesimo democratico”. Durante l’Assemblea costituente, Montini era alla Segreteria di Stato. “In quel contesto – secondo Onida – il futuro Papa Paolo VI ebbe un ruolo di guida e mediazione, di apertura alle nuove tendenze del cattolicesimo sociale, in presenza di tendenze tradizionaliste e conservatrici. Montini era parte di un’ala che voleva ispirare il nuovo Stato”. Negli anni del Concilio, “il suo contributo al rapporto tra Chiesa e mondo contemporaneo fu immenso”. La dimensione mondiale e internazionale è fondamentale nel pontificato di Paolo VI: “Pensiamo ai principi innovativi proposti dalla Populorum progressio”. “L’ispirazione cattolico-democratica di Montini – conclude Onida – resta nel messaggio di una Chiesa esperta di umanità: che porta un’idea di fede nell’uomo e nella sua libertà e nella doverosità del rispetto dei diritti di tutti”.