XIII Rapporto

Indice globale fame: “è causa e conseguenza di migrazione forzata. In 5 campi profughi più di quanti ne arrivino in Europa”

I più importanti campi profughi al mondo – quelli che raccolgono persone provenienti da Afghanistan, Myanmar, Somalia, Sud Sudan e Siria – ospitano molti più sfollati forzati di quanti non ne arrivino in Europa. “Il numero degli sfollati forzati è in aumento e la fame è spesso sia causa che conseguenza dello sfollamento: migrazione forzata e fame sono due problemi strettamente correlati che colpiscono le regioni più povere del mondo e segnate da conflitti”. Lo ricorda il XIII Indice globale della fame 2018 (Ghi) centrato sul legame tra fame e migrazione forzata, presentato oggi a Milano dal Cesvi.  Sono 68,5 milioni le persone in tutto il mondo costrette ad abbandonare la propria casa, tra cui 40 milioni di sfollati interni, 25,4 milioni di rifugiati e 3,1 milioni di richiedenti asilo (Unchr). Il rapporto 2018 definisce quattro linee guida per affrontare gli effetti del nesso fame – migrazione forzata: “Sostenere politiche tese a evitare i conflitti e a costruire la pace a tutti i livelli, oltre a politiche che rafforzino l’affidabilità e trasparenza dei governi in quanto la fame spesso è un effetto della loro incapacità di far fronte a disastri naturali; la maggior parte dei flussi migratori forzati si protrae per molti anni, persino per generazioni. Serve rispondere all’emergenza con azioni umanitarie a lungo termine di contrasto all’insicurezza alimentare, promuovendo anche lo sviluppo delle comunità locali che ospitano gli sfollati; se possibile, è opportuno assistere le persone costrette a migrare e vittime di insicurezza alimentare nei Paesi di origine, perché queste tendono a raggiungere i Paesi limitrofi, anch’essi poveri e bisognosi di supporto; gli sfollati non perdono mai del tutto la loro capacità di agire e di resi­stere. Quindi è importante rafforzare tale resilienza, sostenere i mercati locali e rafforzare i sistemi di sostentamento, rendendo così le persone più autosufficienti e indipendenti”. In 13 Paesi non è stato però possibile raccogliere dati per calcolare il punteggio di Ghi a causa di conflitti o disordini politici. 7 di questi sono fonte di grande preoccupazione: primo tra tutti la Somalia, dove la metà della popolazione soffre di denutrizione e il tasso di mortalità infantile è pari al 13,3%, tra i più alti del continente africano.