Cultura

Palmira: un volume dell’archeologa Grassi fa conoscere le “storie straordinarie dell’antica metropoli d’Oriente”

Oggi il nome di Palmira è noto in tutto il mondo a causa delle devastazioni compiute dai miliziani dell’Isis e per il brutale omicidio dello storico custode del sito, l’archeologo siriano Khaled al-As’ad. I media hanno raccontato Palmira per la sua bellezza sfregiata, elevandola a luogo-simbolo dei danni inflitti al patrimonio culturale da guerre e conflitti. “Ma Palmira non merita di essere ricordata solo per lo scempio che ha subito. Ha storie straordinarie da raccontare. Ed è importante ascoltarle, conservare e proteggere le splendide memorie del passato”, spiega Maria Teresa Grassi docente presso l’Università degli Studi di Milano, archeologa e responsabile per l’Italia del sito di Palmira, autrice del volume “Palmira. Storie straordinarie dell’antica metropoli d’Oriente” (Edizioni Terra Santa, in libreria dal 18 maggio).
“Per secoli, la città di Palmira è stata luogo d’incontro tra Oriente e Occidente. La sua storia inizia duemila anni prima della nascita di Cristo, ma è solo dal III secolo a.C. che inizia a sorgere un vero e proprio centro abitato. Il momento di massimo sviluppo della città si registra tra il I e il III secolo d.C. in piena età imperiale romana quando il centro abitato diventa una vera e propria metropoli”, si legge in una nota.
Nel Settecento, “la città entra nell’immaginario collettivo occidentale come meta esotica e affascinante, pericolosa e intrigante”. Attraverso il volume di da Maria Teresa Grassi i lettori possono immergersi tra colonne e antichi monumenti. “Le distruzioni perpetrate dai miliziani dell’Isis (sono stati demoliti i templi di Bal e di Balshamin, l’Arco monumentale sulla grande via colonnata e alcune tombe, mentre sono stati danneggiato il Tetrapilo e il teatro) hanno fatto conoscere a tutto il mondo la città di Palmira. Oggi – conclude la nota – studiosi e archeologi devono affrontare le nuove sfide legate al restauro e alla possibile ricostruzione dei monumenti distrutti”.