Obiezione di coscienza

Don Milani: Fontana (Corriere della Sera), insegnava ai ragazzi a essere “combattenti contro le leggi ingiuste”

“Mi importa che i ragazzi, ricchi e poveri, abbiamo le stesse opportunità di istruzione, che è una leva formidabile del progresso e della crescita individuale. Mi importa che crescano con quello spirito critico che li aiuti a esse buoni cittadini e rispettosi delle leggi, ma anche combattenti contro le leggi ingiuste”. Così Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, in videocollegamento da Milano, ha tradotto l'”I care” di don Milani, al centro di un evento dedicato a Roma, presso la sede del Miur, al prete di Barbiana. “Mi dispiace che don Milani non abbia potuto assistere al cambiamento legge che ha portato al riconoscimento dell’obiezione di coscienza”, ha detto il direttore dopo aver letto un passo della “Lettera ai giudici”, scritta da don Milani dopo essere stato rinviato a processo in seguito alla denuncia dei cappellani militari. Don Lorenzo aveva 65 anni, era già gravemente malato e non poteva presentarsi al processo: “Ha rispetto, però, per la corte – ha sottolineato Fontana – e invia lunga lettera che è una testimonianza e una ‘summa’ memorabile del suo lungo impegno di cristiano e di educatore”. “Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è obbedirla: posso dire di tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste”, scrive don Milani preconizzando il diritto all’obiezione di coscienza: “Quando vedranno che le leggi non sanzionano il sopruso del forte, dovranno battersi perché siano cambiate”.