Missionari

Comboniani: p. Glenday, “dopo 150 anni di fondazione dell’Istituto il meglio deve ancora venire”

“La vera vita di questo Istituto è una vita nello Spirito, e un modo opportuno per celebrare questi 150 anni è dire: il meglio deve ancora venire. È possibile quindi che i limiti e le fragilità dell’Istituto oggi, più che essere ostacoli alla missione, possono essere la strada per scoprire dove e come lo Spirito ci sta guidando verso il futuro”. Lo ha affermato padre David Kinnear Glenday, comboniano e segretario dell’Unione superiori generali, intervenendo nei giorni scorsi a Roma al Simposio per il 150° anniversario della fondazione dell’Istituto comboniano. Questa occasione – ha rilevato Glenday – “racchiude una sfida entusiasmante: scoprire tutta la grandezza del potenziale della nostra storia personale e comunitaria, farne tesoro, curare con tenerezza e rivisitare quella storia con rinnovata speranza e attesa”. Per il comboniano, l’anniversario dell’Istituto missionario “è qualcosa di profondamente personale, e non può essere altrimenti”. “È qualcosa di profondo – ha spiegato -, è la rivelazione di una grazia con molte sfaccettature che mi ha accompagnato fin dai primi anni di vita, e che ho apprezzato e compreso sempre di più nei diversi eventi e nelle diverse fasi del mio cammino missionario”. “Per me questa celebrazione parla di gratitudine, della mia gratitudine verso san Daniele Comboni, per i vari modi in cui l’Istituto da lui fondato ha plasmato e arricchito la mia vita”, ha aggiunto Glenday, rilevando che “come Papa Francesco dice all’inizio dell’Evangelii Gaudium, la gioia dell’evangelizzatore brilla sempre nel fondo di una memoria grata”.