Incontro alla Gregoriana

Amoris Laetitia: Autiero, “è punto di svolta” perché “dà all’uomo speranza di essere aiutato a ricostruire il suo cammino”

“L’attenzione per Amoris Laetitia si è finora incentrata soprattutto sul capitolo ottavo e sull’intervento terapeutico nei confronti delle persone ferite nella loro vita matrimoniale e sull’aspetto dell’ammissione/non ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti. Senza voler negare la drammaticità di quelle situazioni, ci sembra che concentrare l’attenzione solo su tale questione faccia perdere di vista l’ampiezza e la ricchezza dell’esortazione”. Lo ha detto Antonio Autiero (docente emerito di teologia morale Università di Münster, Germania), curatore dell’edizione italiana del volume “Amoris laetitia. Un punto di svolta per la teologia morale?”, a cura di Stephan Goertz, professore di teologia morale all’università di Mainz, Germania; e Caroline Witting, assistente di teologia morale all’università di Mainz, Germania; (collana “L’Abside”, ed. San Paolo), presentato questa sera presso la Pontificia Università Gregoriana. Il documento, spiega Autiero, costituisce “un contributo a una domanda che i teologi morali si pongono sulla loro stessa identità. La teologia morale di fronte a questo documento si interroga. Amoris Laetitia può considerarsi un punto di svolta? La risposta è positiva”, afferma il curatore dell’edizione italiana nella cui postfazione, spiega, vi sono dei chiarimenti – non risposte – sui “dubia” sollevati da alcuni sul testo. Da una questione di morale applicata alla questione morale fondamentale: sono tre i grandi vettori che circolano nel sottofondo dell’esortazione. Il primo “è un paradigma ecclesiologico: l’indole strutturalmente sinodale dell’essere Chiesa”. Il secondo è che la Chiesa vive nelle chiese locali: di qui il paradigma antropologico di un uomo che agisce “in libertà, coscienza e libertà”. Il terzo, legato al secondo, “è che il discorso etico – normativo del documento non ruota più intorno alle grandi figure cristallizzate della morale ma vive di un afflato profondamente ‘teleologico’ del sapere morale e della norma che vincola il nostro agire”. Il documento, conclude, “è un punto di svolta nella teologia morale perché ripensa il modo di essere dell’uomo” e gli dà “speranza di essere accolto e aiutato a ricostruire il suo cammino”.