Viaggio a Fatima

Papa Francesco: Regina Coeli, “anche oggi c’è bisogno di preghiera e di penitenza per implorare la fine di tante guerre”

“Anche oggi c’è tanto bisogno di preghiera e di penitenza per implorare la grazia della conversione, per implorare la fine di tante guerre che sono dappertutto nel mondo e che si allargano sempre di più, come pure la fine degli assurdi conflitti grandi e piccoli, che sfigurano il volto dell’umanità”. Con queste parole, durante il Rgina Coeli di ieri, il Papa ha attualizzato il viaggio a Fatima, di cui – davanti a 25mila fedeli – ha ripercorso le tappe. “Lasciamoci guidare dalla luce che viene da Fatima. Il Cuore Immacolato di Maria sia sempre il nostro rifugio, la nostra consolazione e la via che ci conduce a Cristo”, l’auspicio finale. “A Fatima – ha esordito Francesco – mi sono immerso nella preghiera del santo popolo fedele, preghiera che là scorre da cento anni come un fiume, per implorare la protezione materna di Maria sul mondo intero”. “Rendo grazie al Signore che mi ha concesso di recarmi ai piedi della Vergine Madre come pellegrino di speranza e di pace. E ringrazio di cuore i vescovi, il vescovo di Leiria-Fatima, le autorità dello Stato, il presidente della Repubblica e tutti coloro che hanno offerto la loro collaborazione”, il tributo del Papa. “Fin dall’inizio, quando nella Cappella delle Apparizioni sono rimasto a lungo in silenzio, accompagnato dal silenzio orante di tutti i pellegrini, si è creato un clima raccolto e contemplativo, in cui si sono svolti i vari momenti di preghiera”, ha ricordato: “E al centro di tutto è stato ed è il Signore Risorto, presente in mezzo al suo Popolo nella Parola e nell’Eucaristia. Presente in mezzo ai tanti malati, che sono protagonisti della vita liturgica e pastorale di Fatima, come di ogni santuario mariano”. “A Fatima la Vergine ha scelto il cuore innocente e la semplicità dei piccoli Francesco, Giacinta e Lucia, quali depositari del suo messaggio”, le parole dedicate ai pastorelli: “Questi fanciulli lo hanno accolto degnamente, così da essere riconosciuti come testimoni affidabili delle apparizioni, e diventando modelli di vita cristiana”. “Con la canonizzazione di Francesco e Giacinta, ho voluto proporre a tutta la Chiesa il loro esempio di adesione a Cristo e la testimonianza evangelica e anche ho voluto proporre a tutta la Chiesa di avere cura dei bambini”, ha spiegato il Papa, precisando che “la loro santità non è conseguenza delle apparizioni, ma della fedeltà e dell’ardore con cui essi hanno corrisposto al privilegio ricevuto di poter vedere la Vergine Maria. Dopo l’incontro con la ‘bella Signora’ – così la chiamavano -, essi recitavano frequentemente il Rosario, facevano penitenza e offrivano sacrifici per ottenere la fine della guerra e per le anime più bisognose della divina misericordia”.