Università

Papa a Roma Tre: Panizza (rettore), nostro ateneo “luogo aperto” ai “problemi della città” e del mondo

“Il nostro ateneo non ha un perimetro definito: si articola su più sedi, ben riconoscibili, che hanno costituito, già al momento della fondazione, il carattere di un luogo aperto, pronto a evidenziare i problemi della città, a partecipare alla programmazione di uno sviluppo coordinato e a mantenere costante l’attenzione ai valori umanistici, ai temi sociali e al miglioramento scientifico e tecnologico”. È il biglietto da visita con cui il rettore, Mario Panizza, ha presentato al Papa l’Università Roma Tre, la prima università statale italiana visitata da Francesco, che compie 25 anni. “Siamo diventati tutti cittadini onorari di questo comune e siamo onorati di questo”: con queste parole il rettore ha salutato il sindaco di San Giuseppe Jato, presente anche lui alla visita di oggi ed impegnato nella lotta contro la mafia. “Le Università, salde nei loro principi ispiratori e fondanti, sentono il dovere di prestare la massima attenzione a tutti i processi di trasformazione in atto nella società”, ha spiegato Panizza: “Oggi il tema della sostenibilità partecipa a definire la politica accademica, aiutando gli studenti a diventare laureati, professionisti, cittadini di un mondo globale. Sapere, saper fare e saper essere sono i principi etici, oltre che formativi, alla base del nostro lavoro”.

Di qui la rilevanza della “terza missione delle università, sempre più integrata con la didattica e la ricerca”, che “esprime la capacità degli atenei di aprirsi al mondo e di saper interpretare i bisogni di conoscenza e di innovazione con l’obiettivo di coinvolgere la società nel processo di crescita culturale del paese”. Tale impegno, ha precisato Panizza, “non è solo formativo”, ma “affronta compiti concreti, come, di fronte agli attuali disastri ambientali, partecipare al lavoro di ricostruzione di scuole e servizi nei centri colpiti dal terremoto”. Secondo il rettore, “non pochi degli attuali problemi di crisi e di conflitto possano avviarsi a soluzione attraverso un approccio nuovo, interdisciplinare e interistituzionale, in grado di fornire soluzioni efficaci, attente a comprendere le esigenze storiche e culturali delle popolazioni”. In questa prospettiva, “un ruolo importante deve essere svolto dalle università che, grazie anche alla costituzione di partenariati con organizzazioni internazionali e caritatevoli, istituzioni accademiche, culturali e civili, possono mettere in campo e condividere le proprie esperienze e conoscenze”.