Patrimonio architettonico
Realizzare “in tempi brevi, il recupero di almeno un edificio di culto, per ogni comunità che ne è rimasta priva, su porzioni di territorio significative” delle Marche. È l’obiettivo indicato da monsignor Stefano Russo, vescovo di Fabriano-Matelica e incaricato della Conferenza episcopale marchigiana per i beni culturali ecclesiastici, in un’intervista al Sir nella quale fa il punto sulla situazione del patrimonio architettonico ecclesiale nelle zone terremotate delle Marche. “Le aree maggiormente colpite sono quelle delle diocesi di Ascoli Piceno, Camerino-San Severino Marche, Macerata-Tolentino-Cingoli-Treia e poi Fermo e San Benedetto-Ripatransone-Montalto”, ricorda mons. Russo, evidenziando che “il continuo manifestarsi di scosse telluriche non ha facilitato le operazioni di riparo dei beni e delle strutture”. Le opere messe in salvo sono circa 7mila. “Oltre al Ministero – osserva il vescovo – le diocesi si sono organizzate per attrezzare dei depositi, dove si stanno ricoverando i beni mobili che per motivi di conservazione e sicurezza, è necessario spostare dalle chiese”. “È difficile per me parlare di tempi per la ricostruzione vera e propria”, aggiunge mons. Russo, ben consapevole delle complicazioni normative non solo per gli incarichi ricoperti anche in passato ma per via della laurea in architettura. “Qualora il terremoto dovesse attenuare le sue manifestazioni – conclude il vescovo – spero che entro 4-6 mesi, possiamo incominciare a vedere l’inizio materiale effettivo, della fase di ricostruzione del patrimonio architettonico”.