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Olocausto: Piero Angela, “mio padre salvò dalla deportazione gli ebrei ricoverati nella clinica in cui lavorava”. Esempio di “onestà assoluta”

“Mio padre nacque nel 1875 e questo dice tutto. Era un uomo dell’800, un contemporaneo di Garibaldi. Era anche un uomo moderno, laureto in medicina, che si è pagato gli studi per andare due anni a Parigi e fare il dottorato in psichiatria”. Così Piero Angela, ospite di “Bel Tempo si spera” su Tv2000, ha raccontato la vita di suo padre Carlo, uno psichiatra che durante la Seconda Guerra mondiale salvò dalla deportazione gli ebrei ricoverati nella clinica in cui lavorava. La storia di Carlo Angela non sarebbe mai venuta alla luce senza la pubblicazione del Diario della figlia di Segre, un ebreo scampato, assieme alla moglie, dalla deportazione nei campi di sterminio grazie al ricovero nella clinica di Angela: “Questa storia l’abbiamo voluta tenere nascosta fino a poco tempo fa perché queste cose non vanno esibite. Ci siamo anche opposti alla proposta di uno sceneggiato”.
“Nella clinica – ha raccontato Piero Angela – alcuni ebrei erano nascosti, altri avevano documenti falsi. Queste persone non potevano comunicare con i propri familiari nascosti da altre parti. C’erano delle vere e proprie filiere, attraverso la resistenza, che portavano questi messaggi. Una volta ho portato un messaggio a un avvocato. Sono salito al suo studio e l’ho trovato con le mani alte contro il muro davanti a due militari che gli stavano puntando le armi. Per fortuna non mi hanno visto e sono riuscito a scappare”.
“Mio padre – ha proseguito Angela – ha rischiato anche di essere fucilato dai fascisti, ma fortunatamente si è salvato grazie a un paziente della clinica. Mi sono reso conto a posteriori che in quelle situazioni molta gente si è tirata indietro perché era molto rischioso fare qualsiasi cosa. Altri hanno sentito il dovere di reagire ed esporsi a rischi essendo queste persecuzioni una cosa indegna. E sarebbe stato indegno non aiutare. Una persona non si può tirare indietro di fronte a certe cose. Si dice che è nei momenti più difficili che si vedono le qualità migliori e peggiori di un uomo. Mio padre per questo ha anche ricevuto un riconoscimento da Israele come ‘giusto tra le Nazioni’”.
“Con mio padre – ha concluso Angela – ho avuto relazioni molto rarefatte, erano tempi in cui i padri non giocavano con i figli ma mi ha lasciato una rigidità molto forte verso l’onestà assoluta dei valori, quelli con la schiena dritta. Queste cose rimangono nella vita, ho seguito molto l’esempio di mio padre e questi valori li ho portati anche nella vita professionale. Mio padre aveva un sentimento forte contro l’ingiustizia, seguiva infatti i grandi ideali della Rivoluzione francese”.