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Dat: Menard (paziente oncologica) “Non esiste vita non degna di essere vissuta”

“Sono stata allieva di Umberto Veronesi e una sostenitrice della legge che promosse sul testamento biologico”. Lo ha raccontato Sylvie Menard, ricercatrice oncologica e affetta da tumore al midollo osseo, durante la conferenza sulle Dat questa mattina. “Poi – ha proseguito – ho conosciuto la malattia inguaribile. La mia prima idea è stata quella di rifiutare le terapie, smentendo tutto quello che avevo studiato da ricercatrice. Dimenticavo però un fattore importante: il tempo, che da malata ti impone di pensare alla morte. La mia visione della vita è cambiata. Ora dico che è meravigliosa, nonostante abbia sofferto tanto. Andrò avanti con le terapie fino a quando avrò vita e vorrei che dal testamento biologico fosse tolta la parola dignità, perché non c’è nessuna vita non degna di essere vissuta. L’ammalato in nessun caso è indegno”. “Al posto di dignità – ha sottolineato – metterei orgoglio. Inoltre, fare da sano il testamento non ha senso perché nessuno sa come reagirà alla malattia. Da sana io non l’avrei mai detto che avrei accettato il cervello annebbiato. Infatti, l’eutanasia è una cosa che vogliono i sani non i malati perché – ha terminato – se vedo qualcuno su un ponte non gli do una spinta ma lo aiuto”.