Politica

Bolivia: i vescovi sulla sentenza che consente ricandidatura di Morales. “Si apre la strada al totalitarismo”

I vescovi boliviani prendono posizione sulla recente sentenza 0084-2017 del Tribunale costituzionale plurinazionale, attraverso la quale si consente un’ulteriore candidatura per il presidente Evo Morales, nonostante la possibilità sia esclusa dalla Carta costituzionale e nonostante un referendum per modificare in questo punto la Costituzione sia stato respinto dal popolo boliviano. “Noi vescovi della Bolivia – si legge nella nota, presentata ieri dal segretario generale della Conferenza episcopale (Ceb), mons. Aurelio Pesoa – non possiamo tacere di fronte alla sentenza del Tribunale costituzionale, poiché essa disconosce due referendum in cui il popolo boliviano ha espresso la sua volontà sovrana: quello che ha approvato la Costituzione nel 2009 e quello che ha respinto la modifica della Costituzione per dare la possibilità di una rielezione, nel 2016. Entrambe le iniziative sono state promosse dal Governo stesso”. Inoltre, a giudizio dei vescovi, “la sentenza interpreta erroneamente l’articolo 23 della Convenzione interamericana sui diritti umani, il cui obiettivo è esattamente l’opposto: proteggere i cittadini dal perpetuarsi del potere dei governanti. Con questa sentenza, che autorizza la rielezione indefinita del presidente e del vicepresidente dello Stato plurinazionale e di altre autorità, entriamo in un’epoca in cui i governanti, approfittando del potere giudiziario, interpretano secondo i loro interessi le leggi e in particolare la più importante di esse, la Costituzione dello Stato”. Prosegue il comunicato della Ceb: “I principi fondamentali della democrazia sono stati infranti: il rispetto delle leggi e delle istituzioni, la separazione dei poteri dello Stato”. In tal modo, “si apre la strada al totalitarismo e al dominio dei più forti, con la conseguente erosione della libertà delle persone. Questa sentenza assume il significato di una battuta d’arresto nel cammino democratico del Paese, proprio nell’anno in cui sono trascorsi 35 anni dalla sua conquista da parte del popolo boliviano. D’altra parte, i primi risultati delle recenti elezioni giudiziarie lasciano un chiaro messaggio da parte dell’elettorato che, in modo pacifico e democratico, respinge la via finora seguita nella selezione e nell’elezione delle autorità giudiziarie. Come Chiesa, ci auguriamo che le nostre autorità nazionali ascoltino la voce del popolo, invece che lasciarla da parte per interessi politici. Esortiamo le autorità giudiziarie elette a ripristinare la credibilità nel sistema giudiziario e a lavorare per un rinnovo dell’ordine giudiziario”.