Santità

Agostino Ernesto Castrillo: card. Amato, la carità è stata la sua virtù “più appariscente”

“Se la virtù è un atteggiamento costante a fare il bene e a evitare il male, la santità è la perfezione cristiana, libera da ogni macchia”. Lo ha detto il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, nell’omelia della messa di ringraziamento per la venerabilità di monsignor Agostino Ernesto Castrillo, celebrata nella cattedrale di San Marco Argentano (Cs). Castrillo (Pietravairano, 1904 – San Marco, 1955), già vescovo di San Marco e Bisignano, apparteneva ai frati minori di Puglia e Molise. “Egli è vissuto santamente, è un eroe”, ha detto il card. Amato. “In lui c’è stato splendore delle virtù teologali e cardinali, accompagnate da una ricca corona di altre piccole virtù come la povertà, l’obbedienza, l’umiltà, la mansuetudine, la pazienza, la familiarità”. Il cardinale ha evidenziato come “i santi vengono nobilitati per il decoro di qualche virtù splendente, e in mons. Castrillo la virtù più appariscente fu la carità. Egli infatti aveva un amore immenso verso Dio e questo costituiva l’orizzonte della sua esistenza e della sua azione apostolica”. Il card. Amato ha ricordato come mons. Castrillo “ebbe la certezza di amare Dio quando il Signore gli concesse la grazia di soffrire per lui”. Per il prefetto, “eroica era la sua carità anche verso il prossimo, più onori riceveva più moltiplicava le mani della misericordia, allargava gli spazi e le frontiere della sua carità”. All’inizio della celebrazione ha preso la parola monsignor Leonardo Bonanno, vescovo di San Marco-Scalea, che ha ricordato come “questo evento, a conclusione della Peregrinatio Mariae, travalica l’orizzonte della stessa Chiesa sammarchese coinvolgendo diverse Chiese meridionali”. Mons. Bonanno ha consacrato “l’intera diocesi al Cuore Immacolato di Maria con la certezza che la figura del serafico pastore rifulgerà per la pace e il bene del nostro popolo”.