Diritti umani

Libia: Cir, da gennaio iniziano attività umanitarie nel centro per migranti Tarek al Matar

Il Consiglio italiano per i rifugiati, in partenariato con Cefa (Comitato europeo per la formazione e l’agricoltura) – capofila – e la Fondazione Albero della Vita, realizzerà l’intervento “Sostegno ai migranti del Centro Tarek al Matar e alla comunità ospitante” nell’ambito del Programma di emergenza della Cooperazione italiana. Le attività avranno inizio a partire dall’8 gennaio 2018 per i successivi quattro mesi. Una iniziativa che intende “aumentare il livello di protezione della popolazione migrante del Centro di Taker al Matar, con una particolare attenzione per le categorie più vulnerabili”, spiega il Cir, che a ottobre ha effettuato diversi sopralluoghi nel centro per raccogliere le informazioni sui bisogni delle persone. Si prevedono anche interventi di sostegno che favoriscano il miglioramento dei servizi sanitari per la comunità libica ospitante attraverso il supporto all’ospedale Tripoli Medical Center. La detenzione di migranti in Libia è un fenomeno preesistente alla rivoluzione del 2011. I centri sono stati istituiti nei primi anni del 2000 per scoraggiare la migrazione in Libia e in Europa e già da allora alcune organizzazioni internazionali avevano denunciato gli abusi che avvenivano al loro interno. L’iniziativa del Cir prevede due tipi di interventi: l’assistenza diretta alle persone attraverso la distribuzione di beni materiali e cibo, assistenza psicosociale e riabilitazione; la formazione tecnico-operativa all’interno del centro per avviare un processo di allineamento agli standard internazionali e promuovere il rispetto dei diritti umani fondamentali. “Siamo presenti in Libia dal 2009 con un ufficio a Tripoli e conosciamo bene il contesto – dichiara il presidente del Cir, Roberto Zaccaria -. Siamo l’unica organizzazione che ha mantenuto lo staff internazionale anche nei momenti più difficili dal punto di vista della sicurezza. L’intero progetto nasce perciò da un’approfondita analisi del contesto e dei bisogni. Riteniamo quindi essenziale il contributo che questa iniziativa può portare ai migranti del Centro Tarek al Matar e alla comunità ospitante”.