Teatro in carcere

Carcere: a Rebibbia (Roma), un docufilm con 7 studenti dell’Università Roma Tre e 20 detenuti attori

Le mura del carcere romano di Rebibbia si sono aperte a sette giovani universitari per un incontro e una profonda esperienza di vita a contatto con una ventina di detenuti, attraverso l’arte e il teatro. E’ quanto raccontato dal docufilm “Rebibbia 24”, presentato ieri in anteprima proprio all’interno del penitenziario romano. Protagonisti e autori sono Giulia, Filippo, Miriam, Mariangela, Federica, Giulia e Yaya, universitari del Dams, il Dipartimento di filosofia, comunicazione e spettacolo dell’Università Roma Tre. Per mesi si sono impegnati in un progetto coordinato da Fabio Cavalli, regista teatrale e cinematografico. Il docufilm è stato realizzato insieme a venti detenuti-attori del Teatro Libero di Rebibbia, che ieri hanno assistito alla proiezione nell’Auditorium interno al carcere, insieme ai familiari e a centinaia di studenti. I ragazzi hanno utilizzato smartphone, stabilizzatori di immagine, droni e macchine da ripresa subacquea per girare un documentario tecnologicamente innovativo. Sono gli stessi ragazzi a fare le riprese, scrivere i testi e montare le immagini. Nel docufilm sfilano le immagini dei detenuti e degli studenti che mettono in scena Amleto. I detenuti raccontano frammenti di vita e della loro esperienza in carcere. Anche i giovani vengono ripresi nei loro ambienti. Parlano di sé, dei loro sogni, e di come questo viaggio provvisorio all’interno del carcere ha cambiato le vite di tutti. “Siamo fieri dei nostri studenti e dei loro docenti – commenta il rettore di Roma Tre Luca Pietromarchi -. Con tanto impegno e passione fanno entrare l’università in luoghi chiusi, troppo spesso dimenticati, come le carceri. I nostri studenti e i detenuti attori, collaborando nello studio e nel processo creativo, testimoniano quanto possano essere incrociati i percorsi della formazione e della riabilitazione”.