Assemblea generale
(da Baltimora) “Nel suo primo secolo di fondazione della vostra Conferenza episcopale, la grande sfida della Chiesa in questo Paese è stata promuovere la comunione in una Chiesa fatta da migranti per integrare la diversità dei popoli, delle lingue e delle culture in un’unica fede e inculcare il senso di cittadinanza responsabile e di attenzione al bene comune. Anche oggi è urgente accogliere e integrare la nuova ondata di migranti che continua senza sosta”. Così il cardinale e segretario di Stato, Pietro Parolin, intervenendo, domenica sera alla messa di apertura della Conferenza episcopale Usa, che celebra quest’anno il centenario della sua nascita e che a Baltimora è riunita per la sua assemblea generale. Sorta nel 1917 come Consiglio nazionale cattolico per coordinare le attività delle parrocchie di fronte all’ondata di famiglie costrette a lasciare la loro patria e approdate nel nuovo continente a seguito della guerra, questo primo segno di Conferenza episcopale è diventato ben presto uno strumento di comunione e di testimonianza unitaria tra i vescovi non solo sulle attività concrete ma anche sull’evangelizzazione.
Il cardinale – durante l’omelia, il cui testo è stato diffuso oggi – ha incoraggiato i vescovi a continuare la loro profetica testimonianza di fronte alle sfide del Paese e li ha incoraggiati a farlo “liberi da ogni spirito di partigianeria e nel generale consenso. E in un’epoca di crescente secolarismo, materialismo e involgarimento delle relazioni, la Chiesa in America deve riproporre la speranza che viene da Cristo”. Ha poi sottolineato che tutta la comunità cattolica deve lavorare per “una società più inclusiva in grado di disperdere le ombre della polarizzazione, della divisione e della rottura sociale, grazie al Vangelo”. Parolin ha elogiato il contributo responsabile e profetico che la Conferenza ha dato al dibattito politico su temi sociali fondamentali come “la difesa dei valori morali e dei diritti dei poveri, degli anziani, dei più vulnerabili e di quelli che non hanno voce, a cui si aggiunge l’eccezionale testimonianza a difesa della vita, delle famiglie e dell’accesso alle cure sanitarie”. L’ultima raccomandazione è riservata alla cura dei rifugiati e, in particolare, alle discussioni su di loro in ambito politico e statistico che sembrano ignorare le necessità e la vita reale di queste persone, ma non ha dimenticato di sottolineare la gratitudine per “i doni abbondanti che lo Spirito Santo ha concesso alla Chiesa degli Stati Uniti” e ha augurato che “continuino a far brillare la fiamma della fede collegialmente e individualmente”.