Patroni

Diocesi: mons. Cancian (Città di Castello), “urgente un sussulto di responsabilità” per “superare il degrado causato da corruzione e droga”

“Nella fede ci giochiamo la partita della vita. Si gioca la qualità della nostra vita, la santità o la banalità”. Lo ha detto ieri sera il vescovo di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, nell’omelia durante il pontificale nella solennità dei patroni Florido, Amanzio e Donnino, che ha presieduto in cattedrale. Durante la celebrazione sono stati ordinati cinque diaconi. “Viviamo un cambiamento socio-culturale così inedito e globale che ci mette qualche preoccupazione. Insieme a esempi buoni abbiamo vere e proprie emergenze”, ha sottolineato il vescovo, che ha chiesto attenzione per le “situazioni delle famiglie e dei giovani”, del “nostro Paese”, a livello sociale e politico, della “violenza” e della “difficoltà di dialogare in modo costruttivo”, delle “relazioni difficili tra di noi”. “Non raramente insorge, almeno nel fondo del cuore, la rassegnazione e perfino qualche momento di scoramento”, ha ammesso. Per questo motivo, il vescovo ha invitato tutti a “dare tutto il nostro contributo facendo ognuno la propria parte. Invece di tirarci indietro o semplicemente di lamentarci – ha aggiunto mons. Cancian – è quanto mai urgente un sussulto di responsabilità personale e collettiva, incoraggiati anche dai tanti buoni esempi che, senza esibizionismi, sono ben presenti anche oggi e che riscontro con gioia”. Un invito a “superare insieme il degrado morale e civile a causa della corruzione, della piaga della droga, delle dipendenze e di qualche potere che specula in modo ingiusto a danno dei poveri. Purtroppo anche da noi esistono queste cose”.