Indagine
Gli italiani sperimentano “un’insicurezza più intensa e diffusa” che “è penetrata profondamente nella quotidianità” e tra le cause di questo fenomeno c’è anche la riduzione delle prestazioni del welfare pubblico. Ma un welfare che non riesce a trasmettere sicurezza “perde la sua anima”. Lo ha affermato Francesco Maietta, responsabile dell’area Politiche sociali del Censis, presentando oggi a Roma la ricerca “Gli scenari del welfare – Più pilastri, un solo sistema”, condotta per conto della fondazione Ania-Consumatori, costituita dall’Assocazione nazionale fra le imprese assicuratrici.
Gli ambiti in cui si manifesta questa insicurezza legata alla contrazione del welfare sono la malattia (37,6%), la disoccupazione e la perdita del lavoro (34,2%), la casa (29,1%), la non autosufficienza (29%). Il Censis stima una riduzione in termini reali del welfare pubblico pari al 4%, a cui si aggiunge una drastica riduzione dei finanziamenti alle realtà del Terzo settore che pure sono attive in questo campo. Per di più il 64% degli italiani si dichiara convinto che in futuro la copertura del welfare si ridurrà ulteriormente.
Questa situazione ha provocato, da un lato, quella che il Censis definisce “la bolla del cash cautelativo”, stimato in 212 miliardi di euro: le famiglie che possono accantonano liquidità per far fronte alle emergenze così che, dal 2007 al 2016, il contante e i depositi bancari sono passati dal 23,6% al 32,3% del valore totale del loro portafoglio. Dall’altro lato, è aumentata in modo esponenziale la spesa privata per il welfare, che il Censis stima intorno ai 70 miliardi di euro a fronte dei 33 indicati dai dati ufficiali. Un italiano su tre, inoltre, dichiara di aver comprato prestazioni di welfare in nero ed è facile intuire come il dato possa essere molto sottostimato.