Economia
“Il rischio di povertà è più alto al Sud rispetto al resto del Paese soprattutto per le famiglie con minori e per quelle giovani, ma anche per le coppie senza figli giovani e adulte e per quelle in cui convivono più nuclei familiari”, così l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez) durante le audizioni odierne alla Camera dei deputati nell’ambito del ddl Delega recante norme relative al contrasto alla povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali. “La crescita della povertà assoluta e relativa e del rischio di povertà, verificatosi in tutto il Paese negli anni della crisi – ha sottolineato l’associazione – ha condotto ad una situazione caratterizzata da una gravità della condizione di povertà decisamente maggiore nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese”. I numeri rivelano che l’incidenza della povertà assoluta in rapporto alla popolazione “è aumentata al Sud dal 2008 al 2014 dal 5,2% al 10,6%, dal 2.7% al 5,6% nel Centro-Nord. Gli individui a ‘rischio di povertà’ sono risultati nel 2013 pari al 32,8% della popolazione residente al Sud, a fronte del 10,3% nel Centro-Nord”. Di fronte alla dinamica crescente della povertà “la Svimez, in linea con quanto avanzato da altri importanti soggetti sociali e istituzionali, in primo luogo la Caritas”, ha rimarcato “l’urgenza di una rete protettiva della povertà con l’introduzione di una misura universalistica di sostegno al reddito (ad oggi assente in Europa solo nel nostro Paese e in Grecia). Una misura non più rinviabile anche in presenza di un auspicato, ma certo non facile né scontato, rafforzamento della positiva inversione della dinamica occupazionale avviatasi anche al Sud nell’ultimo anno”. Un rafforzamento che, ad avviso dell’associazione, resta “strettamente legato alla ripresa di una strategia nazionale di sviluppo e non può essere certamente affidato ai soli fattori di origine esterna”.