Terrorismo

Costa d’Avorio: attacco a resort, la testimonianza di un cooperante italiano

“Ero sulla spiaggia, ma ho avuto la fortuna di essere dalla parte opposta rispetto a dove è avvenuta la sparatoria; la spiaggia come ogni weekend era molto affollata: con gli operatori della comunità avevamo pensato di portare anche i nostri studenti, in gita, e solo all’ultimo momento abbiamo rinunciato…”. Leone De Vita, italiano, è il coordinatore della Communauté Abel, progetto dell’associazione cattolica Gruppo Abele a Grand Bassam, in Costa d’Avorio. Qui ieri un attacco rivendicato da Al Qaeda nel Maghreb Islamico ha provocato 16 vittime, tra cui 14 civili. “Siamo stati colti tutti di sorpresa – continua De Vita -. Nonostante tutto quello che si è detto sul radicalismo islamico nella regione, in Costa d’Avorio c’è stata finora una collaborazione tra le diverse confessioni: ora sarà importante anche capire se gli attentatori erano del posto o arrivavano da fuori”. Polizia ed esercito, racconta ancora il cooperante, presidiano ancora la zona della città sul mare dove si trovano gli alberghi colpiti. “Noi, comunque, continuiamo il nostro lavoro”, anticipa De Vita. Il Gruppo Abele in Costa d’Avorio si occupa tra l’altro di formazione scolastica e professionale, per ragazzi sia cristiani che musulmani: “In questo momento, è la nostra maniera di creare un ponte tra le comunità”, conclude il coordinatore.