Missionari

Scalabriniani: p. Gazzola (superiore generale) dopo 129 anni “nel cuore delle sfide che interpellano la Chiesa stessa”

“Il futuro che si apre davanti a noi”, con “un mondo in cui cresce sempre più il continuo migrare di uomini e donne quasi sempre in condizioni drammatiche, colloca la nostra missione e la nostra Congregazione nel cuore delle sfide che interpellano la Chiesa stessa”. Lo scrive padre Alessandro Gazzola, superiore generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo – Scalabriniani, che oggi compie 129 anni. Era infatti il 28 novembre 1887 quando il vescovo Giovanni Battista Scalabrini, nella chiesa di Sant’Antonino in Piacenza, ricevendo nelle sue mani l’atto di impegno solenne dei primi due missionari di dedicarsi alla nuova missione e di osservare il “regolamento provvisorio”, dette inizio alla famiglia religiosa. Di fronte all’emergenza migratoria, p. Gazzola invita uomini e donne di buona volontà, ad accogliere “il lamento delle persone strappate alla loro terra e all’affetto dei propri cari a causa della fame, della guerra, delle carestie, delle ingiustizie, dei cambiamenti climatici, delle persecuzioni” in quanto costituisce “un appello di fronte al quale non è possibile “girarci dall’altra parte”: questo grido non deve permettere, soprattutto a noi missionari scalabriniani, un vivere indifferente e tranquillo, senza che nel nostro animo non sorga la stessa domanda che provocò l’animo di Scalabrini: “cosa fare per porvi rimedio?”. La Congregazione Scalabriniana, presente in 33 paesi nel mondo, serve in attività pastorali e sociali le persone che vivono l’esperienza della migrazione, economica e forzata. La pastorale dell’Istituto s’inserisce in quella della Chiesa locale, alle cui direttive adegua scelte e metodi di azione, in modo che l’opera con e tra i migranti diventi un progetto della stessa Chiesa locale.