Giornata internazionale

Disabili: Istituto Serafico, in 4 anni le valutazioni dei pazienti con disturbi del comportamento cresciute del 60%

Entro il 2020 i disturbi dell’umore diventeranno la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari. Il campanello d’allarme, lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità, preoccupa non poco il mondo della disabilità dove i disturbi della sfera mentale hanno un’incidenza da 5 a 7 volte superiore rispetto alla popolazione generale. “I disturbi del comportamento, della condotta e del controllo degli impulsi nelle forme più rilevanti, diventano spesso il primo fattore di esclusione sociale e di richiesta di istituzionalizzazione”, dichiara Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità che si celebra il 3 dicembre. “Questi disturbi – continua Di Maolo – rappresentano una delle nuove emergenze sanitarie e socio-relazionali e una sfida nell’ambito della ricerca scientifica”. D’altronde i numeri dell’Unità di valutazione diagnostica funzionale del Serafico parlano chiaro: negli ultimi 4 anni si è assistito ad una crescita del 60% di questi casi. “Se nel 2013 il 17% delle persone valutate presso i nostri ambulatori presentavano nella loro storia clinica disturbi del comportamento e della condotta, nel 2016 (dati al 31 ottobre) la percentuale è salita al 42%”, dichiara Sandro Elisei, direttore sanitario del Serafico. “Se al Serafico – continua Elisei – arrivano sempre più persone con lievi disabilità psicofisiche, ma con gravi disturbi comportamentali, forse è anche un riflesso dell’attuale cultura dello scarto. Dobbiamo ammetterlo: l’umanità è in crisi”.
Al Serafico di Assisi il modello di prendersi cura della persona è inserito all’interno di una cornice di un’idea di disabilità e limite come un valore e non come motivo di stigma ed esclusione. “Il limite non deve essere visto come un deficit rispetto ad una aspettativa che la società vuole sempre al massimo. La vita è fatta di situazioni che vanno accettate”, osserva Francesca Di Maolo. Al Serafico ogni ragazzo ha un progetto riabilitativo individuale, definito da un’équipe multidisciplinare di alta specializzazione. Ogni attività è finalizzata a portare l’individuo a vivere una vita piena. “L’ambiente e le relazioni curano. La presa in carico affettiva, fatta di empatia e di un’accettazione non pietistica di queste problematiche, sono la base del nostro metodo di lavoro”, conclude Di Maolo.