Paesi poveri

Aiuto allo sviluppo: Oxfam e Openpolis, crescita stanziamenti “gonfiata” da costi per rifugiati

La crescita degli stanziamenti del governo italiano per l’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è “gonfiata” dal costo dei rifugiati, per cui i nostri aiuti non raggiungono i poveri “a casa loro”: dallo 0,1% del 2010 al 40% nelle previsioni di bilancio del 2017. Lo rivela oggi il dossier Cooperazione Italia realizzato da Openpolis e Oxfam, pubblicato in occasione della seconda Conferenza internazionale sulla partnership globale per l’efficacia dello sviluppo che si aprirà oggi a Nairobi. Nel 2015 il premier Matteo Renzi ha infatti dichiarato che entro il 2017 l’Italia sarebbe diventato il quarto paese donatore del G7, raggiungendo almeno lo 0,28% di Aiuto pubblico allo sviluppo rispetto al proprio reddito nazionale lordo entro l’anno prossimo, aumentando di ben 7 punti percentuali i propri fondi. Una ipotesi realizzabile ma, a ben vedere, “una parte sempre più consistente resta in Italia, per far fronte alla gestione e all’accoglienza dei migranti”. “Un quadro causato in gran parte dall’indifferenza dell’Europa nella gestione della crisi migratoria, che di fatto sottrae ai singoli Paesi, in prima linea come l’Italia, sempre più risorse alla loro vera destinazione: la lotta alla povertà nei Paesi di origine dei flussi – osservano le due organizzazioni -. Se infatti nel 2010 il nostro Paese impegnava per i rifugiati lo 0,10% di tutto l’aiuto pubblico allo sviluppo, sia bilaterale che multilaterale, questa quota è salita nel 2015 al 25,55%. Una vera e propria esplosione, che negli stanziamenti previsti nel disegno di legge di bilancio 2017 sembra crescere fino ad oltre il 40% dell’ammontare complessivo delle risorse”. “In un quadro di aiuti che aumentano, come nel caso italiano, non è ammissibile che l’incremento sia “gonfiato” dalle crescenti risorse destinate ad assorbire i costi dell’accoglienza” afferma Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia, pur riconoscendo il ruolo fondamentale svolto dall’Italia e da pochi altri Paesi impegnati in prima linea nelle attività di soccorso e accoglienza dei migranti. “Questa pratica di contabilizzazione – precisa – rischia di deviare importanti risorse destinate alla lotta alla povertà e alle cause che sono alla radice dei fenomeni di migrazione nei Paesi più poveri di origine dei flussi migratori”.

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