Ddl Cirinnà

Unioni civili: mons. Pizzi (Forlì-Bertinoro), “diritto di partecipare senza essere tacciati di oscurantismo”

C’è “diritto di ragionare su queste cose e di partecipare senza essere tacciati di oscurantismo o di discriminazione”, in quanto si tratta di “una manifestazione che non interessa solo i cattolici, ma tutte le persone che credono alla famiglia naturale, con un padre e una madre”. È quanto dichiara monsignor Lino Pizzi, vescovo di Forlì-Bertinoro, in merito alla manifestazione del 30 gennaio e al dibattito in corso sulla famiglia, il matrimonio e le unioni civili.”Consapevole della necessità e dell’urgenza di mantenere viva, nelle vicende quotidiane e nel dibattito pubblico, la coscienza che la famiglia è indispensabile cellula vitale della società, sento il dovere come cittadino e come vescovo di dare il mio contributo, sereno e costruttivo, al bene comune del nostro Paese, con il desiderio di aiutare tutti a riflettere sulla portata dei valori in gioco”, esordisce il presule, ricordando che  “già nel 2014, in occasione della festa della Madonna del Fuoco, avevo segnalato che stanno diffondendosi derive e stravolgimenti culturali e antropologici che mettono in serio pericolo il futuro stesso della convivenza sociale”. “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”, afferma il vescovo citando la relazione finale del Sinodo dei vescovi, confermata dal recente discorso del Papa alla Sacra Rota: “Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. “I diritti delle persone vanno riconosciuti – argomenta Pizzi –  ma credo che possano essere garantiti senza bisogno di creare un nuovo istituto giuridico che si confonda con la famiglia. Si finisce per non fare attenzione ai più deboli, ai bambini che, ha ricordato il cardinale Bagnasco, ‘hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico’”.