Ebrei

Giorno della Memoria: Alberto Mieli (sopravvissuto ad Auschwitz), “ai ragazzi dico di non portare mai odio e rancore”

“Non portate con voi assolutamente mai e poi mai né odio, né vendetta, né rancore perché questi portano sempre odio, lutto, morte”. È uno dei 4 insegnamenti “fondamentali” che Alberto Mieli, oggi novantenne, dà alla nuove generazioni quando è invitato dalle scuole a raccontare ai ragazzi la sua terribile esperienza vissuta nel campo di concentramento ad Auschwitz. Alberto Mieli è riuscito a raccontare dopo 70 anni la sua storia di deportato alla nipote Ester Mieli ed oggi pomeriggio nel Giorno della Memoria il “loro” libro – dal titolo “Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa” – è stato presentato nella sede romana della Radio Vaticana insieme al direttore della Sala stampa, padre Federico Lombardi, la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, e monsignor Marco Gnavi, responsabile dell’Ufficio ecumenismo e dialogo del vicariato di Roma. Gli altri insegnamenti di Alberto Mieli  ai giovani sono di portare “rispetto dei vostri genitori” e di “non dare ascolto ai compagni balordi”. L’ultimo è: “Non dimenticare che la libertà è un dono che va rispettato e un bene per cui si può addirittura morire. Una condizione che nessuno ci può togliere ma soprattutto che dobbiamo rispettare negli altri”. Nel ripercorre oggi quei rerribili anni, Mieli ha ricordato soprattutto quei “momenti in cui la bontà degli uomini superava la cattiveria”. Parole che hanno fatto dire a monsignor Gnavi: “C’è un terreno fertile di umanità nel cuore dell’uomo” che dobbiamo far emergere ancora oggi “in un’Europa che sta implodendo” con ritorni di antisemitismo e razzismo disseminati nei paesi europei. La storia di Alberto insegna che “la nostra vendetta di fronte al male è lottare per la vita”.