Confine Bielorussia-Polonia: la testimonianza di chi opera in favore di migranti e rifugiati “Questa è una crisi umanitaria, non migratoria o di rifugiati”

Si rincorrono notizie ed immagini della situazione che si sta vivendo al confine tra Bielorussia e Polonia, dal quale l’associazione di promozione sociale Neos Kosmos raccoglie la testimonianza video di Natalia Gebert, operatrice dell’associazione Dom Otwarty che, assieme ad altre 13 organizzazioni che fanno parte del network Grupa Granica, si adoperano al confine tra Polonia e Bielorussia per la tutela dei diritti umani e dei diritti di rifugiati e migranti in Polonia. “Onestamente, questo non è qualcosa che dovremmo fare. Questa è una crisi umanitaria, questa non è una crisi migratoria o una crisi dei rifugiati o un problema dei rifugiati. Questa non è sicuramente una guerra o un’invasione come il nostro governo vuole mettere la questione”. Sono queste le parole di Natalia Gebert che spiega perché si tratti di una crisi umanitaria, “Le persone muoiono nella nostra terra perché invece di ricevere aiuti, invece di avere qualcuno che ascolta le loro storie per decidere se meritano asilo o meno, vengono gettate nei boschi oltre la rete del confine Bielorusso come fossero sacchi di patate”. L’operatrice umanitaria avverte che l’inverno sta arrivando e che la situazione potrebbe peggiorare, per la maggior parte di rifugiati che si trovano in quella striscia di terra di confine, resa inaccessibile dallo stato di emergenza disposto dal governo. “L’idea stessa che si possano buttare via tutte le procedure che esistono da molti anni e che si possono buttare via i diritti umani semplicemente perché preoccupati dal fatto che le persone siano nate in un altro paese, o perché parlano una lingua diversa o hanno un diverso colore della pelle è un abominio. Questo non dovrebbe accadere in un grande paese europeo nel 21° secolo”.

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